Secondo il governo Draghi, la sospensione del vaccino AstraZeneca deciso in una dozzina di paesi europei è il risultato di una «coordinazione». In realtà, più che di uno stop concertato si è trattato della somma di tante singole decisioni dettate da interessi diversi. A convincere Merkel erano stati soprattutto i medici del Paul-Ehrlich-Institut. In Italia hanno pesato i media e l’azione della magistratura, oltre che l’influenza della Germania. La Francia, in cui non era stata segnalata alcuna trombosi sospetta, deve fare i conti con un crescente movimento no-vax.

Non a caso il riavvio delle somministrazioni avverrà in ordine sparso. L’Italia, che inizialmente aveva destinato il vaccino solo a chi ha meno di 55 anni, ora riparte senza limiti di età ma con due lotti ancora sotto sequestro. In Francia il vaccino era preferenziale sotto i 65 anni di età prima dello stop: ora sarà destinato solo a chi ne ha più di 55. La Germania, dai cui medici era partita la richiesta di sospensione, ieri ha ricominciato a vaccinare come se a chiamare lo stop fosse stato qualcun altro. La Spagna invece ripartirà con AstraZeneca solo mercoledì prossimo, dopo aver rivalutato la scelta di limitare il vaccino a chi ha meno di 55 anni. C’è persino chi, come la Finlandia, proprio ieri ha deciso invece di sospendere il siero. Risultato: una confusione di ruoli e scelte che costerà diffidenza e vite umane.

Se i governi avessero davvero voluto coordinarsi, avrebbero potuto affidarsi all’Agenzia europea del farmaco (Ema) che non ha mai smesso di ripetere «i benefici delle vaccinazioni superano i rischi» con 25 segnalazioni su 20 milioni di vaccinazioni a fronte di oltre tremila morti giornaliere per Covid in Europa. D’altronde, nessuno meglio dell’agenzia avrebbe potuto compiere un’approfondita valutazione del rischio. Negli anni, le agenzie nazionali hanno devoluto alla casa madre europea molte competenze e oggi solo l’Ema può accedere ai dati presentati dalle aziende farmaceutiche e raccoglie le segnalazioni da tutti i Paesi membri.

Bisogna dunque insospettirsi quando i governi premono sulle loro agenzie affinché si muovano in autonomia dall’Ema. In Italia, oltre che sul vaccino AstraZeneca, era già successo per gli anticorpi monoclonali anti-Covid non approvati dall’Ue, per i quali il governo italiano ha stanziato 400 milioni di euro in assenza di dati solidi e persino degli stessi farmaci. Forte di un nuovo precedente, un pezzo della maggioranza ora chiede che si faccia da soli anche col vaccino russo. Ma se nella lotta alla pandemia ognuno va per conto suo, l’unico che ci guadagna è il virus.