«Megalopolis», oltre l’impero in decadenza per costruire il futuro
Cinema Arriva nelle sale italiane l’epopea di Francis Ford Coppola. Un progetto lungo quarant'anni, ambientato tra l’antica Roma e gli Usa. Il brillante architetto Cesare Catilina (Adam Driver) ha inventato un materiale con cui costruire metropoli accessibili per tutti. Ma ha molti nemici
Cinema Arriva nelle sale italiane l’epopea di Francis Ford Coppola. Un progetto lungo quarant'anni, ambientato tra l’antica Roma e gli Usa. Il brillante architetto Cesare Catilina (Adam Driver) ha inventato un materiale con cui costruire metropoli accessibili per tutti. Ma ha molti nemici
Uno dei film più attesi di quest’anno, Megalopolis, arriva nelle sale italiane dopo essere stato ignorato dalla giuria di Cannes e duramente punito al botteghino americano, dove il magnifico sogno durato quarant’anni di Francis Coppola è fallito, al punto da far sì che il New York Times annunciasse «l’inizio di una nuova era di flop». Probabilmente, le sorti di Megalopolis non sono state aiutate da un accordo distributivo che prevedeva l’uscita in contemporanea in oltre duemila sale, e che Coppola si facesse carico dei costi di marketing.
A NULLA, purtroppo, sono servite le recensioni positive (parecchie), e il riscontro degli spettatori che si sono avventurati a vedere il film, scoprendo così come il grande affresco coppoliano si ponga, oltre che come specchio dell’America di oggi – decadente, corrotta, dilaniata e venale – anche come l’ispirazione di un futuro diverso, dove l’invenzione scientifica, il pensiero filosofico e la creazione artistica sono la nuova linfa alla democrazia.
Perché Megalopolis – che si presenta al pubblico (e nella Hollywood contemporanea) come un’astronave aliena tipo quelle immaginate da Lucas e Spielberg – è un oggetto enorme, generoso, pretenzioso, candido, pieno di sorprese e di amore nei confronti di un’idea di cinema totale che va da Abel Gance a Roger Corman, ma anche per un’idea del mondo.
Liberamente ispirato a La congiura di Catilina di Sallustio, solo re-immaginata nella New York dei nostri giorni, Megalopolis ci immerge subito in una metropoli notturna che è più Gotham City (o la prigione di massima sicurezza di Carpenter) che la Metropolis di Fritz Lang. Una città degradata, corrotta ai vetrici del potere (e qui i newyorkesi non possono non pensare ai guai giudiziari del sindaco Eric Adams…), piena di folle confuse che si muovono tra i canyon dei grattacieli ansiose di nuovi leader. Una metropoli sospesa sull’orlo del baratro, come il brillante architetto Cesare Catilina (Adam Driver) appare sospeso in bilico sulla cima del Chrysler Building all’inizio del film. Fermati tempo, intima, quando sta per precipitare. Si può fermare il tempo?
La domanda – come l’ossessione di uno scienziato – torna spesso nel film. Non per rimanere congelati nel presente ma perché il passato e il futuro si parlino, entrino in corto circuito. Perché la fine della grande Roma repubblicana non sia lo specchio della fine dell’America contemporanea.
«IL SEME di Megalopolis è stato piantato quando, da bambino, ho visto La vita futura scritto da H.G. Welles» ha affermato Coppola in una dichiarazione preparata per la presentazione del film pubblicata sulla rivista Vanity Fair. «Il soggetto di questo classico di Korda, realizzato negli anni Trenta, è la costruzione del mondo di domani. È sempre rimasto con me, prima come un bambino che giocava allo scienziato e poi come filmmaker», ha scritto ancora il regista.
Non a caso il suo eroe (su cui però incombe l’ombra della scomparsa irrisolta della moglie), Cesare, è un costruttore, un architetto, che in cui si intravede il personaggio geniale e contraddittorio dell’urbanista Robert Moses, per decenni burattinaio dietro a qualsiasi opera pubblica a New York e dintorni.
Catilina – che è più amletico che idealista – ha infatti inventato un materiale con cui costruire metropoli del futuro accessibili e confortevoli per tutti (il Megalon). La sua nemesi è il sindaco della città, Frank Cicero (Giancarlo Esposito) un politico conservatore anche se non necessariamente maligno. Tra i due uomini c’è Julia, figlia di Frank e innamorata di Cesare. Intorno a loro danzano macabramente il miliardario Hamilton Crassus (Jon Voight), sua moglie Wow Platinum e un giovane leader populista Clodio Pulcher (Shia Labeauf) abilissimo ad accendere le folle sfruttandone la frustrazione (il paragone con Trump è ovvio, ma Coppola sta facendo un discorso più ampio).
CONTRARIAMENTE alle anticipazioni apocalittiche pubblicate prima della sua uscita (il Guardian era sceso ai minimi storici, con un articolo di pettegolezzi diffamatori dal set intitolato: Ma questo tipo ha mai fatto un film?), Megalopolis ha una storia, nel senso più tradizionale della parola, anche se il suo sviluppo narrativo e il suo effetto emozionante sono piuttosto quelli di un caleidoscopio – straboccante di suggestioni fantascientifiche e horror (la stessa combinazione del bellissimo Dracula coppoliano), di filosofia, opera e melodramma.
«L’America contemporanea è la controparte storica dell’antica Roma e la congiura di Catilina, come raccontata da Sallustio, potrebbe essere ambientata nell’America di oggi – come Cuore di Tenebra di Joseph Conrad (originariamente ambientato durante il colonialismo europeo in Africa, nel 1800) in Apocalypse Now è stato riscritto sullo sfondo della guerra in Vietnam», ha detto ancora Coppola a Vanity Fair.
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