Mega incendio al porto. E in città riscatta il «lockdown»
Ancona Le fiamme non avrebbero origine dolosa. Il comune chiude scuole, università e parchi
Ancona Le fiamme non avrebbero origine dolosa. Il comune chiude scuole, università e parchi
All’ora di pranzo, sottovento, respirare è ancora difficile. L’aria è pesante, nel cielo un nuvolone nero continua a scorrere e si vede da tutti gli angoli della città. Al porto di Ancona l’incendio è scoppiato a mezzanotte e mezza. La causa, stando ai primi rilievi, sarebbe da ricercare in un possibile guasto a un impianto fotovoltaico dell’enorme complesso (45mila metri quadri) della ex Tubimar, in via Mattei, tra la vecchia fiera della pesca e l’area Zipa, il consorzio delle zone produttive del capoluogo marchigiano. Tutto è partito dal capannone della Frittelli Maritime Group, azienda logistica che lavora conto terzi. A bruciare, da principio, è stata una partita di merci stoccate per Fincantieri: vernici, per lo più, ma anche materiale di carta e di vetroresina. Tutte cose particolarmente infiammabili, e infatti è stato davvero un attimo passare da un fuocherello a un muro di fiamme visibile a chilometri di distanza.
Soltanto dopo le due di notte i vigili del fuoco, grazie a dodici autobotti e due autoscale provenienti da tre province diverse, sono riusciti a circoscrivere il rogo, ponendo fine a una serie di botti e di esplosioni che hanno buttato giù dal letto mezza città. Gli operai del vicino stabilimento della Skalo, che produce surgelati di pesce, sono usciti fuori quasi subito e sembravano astronauti mentre marciavano coperti dalle tute ignifughe. A cento metri c’è anche la Sol, che si occupa di ossigeno liquido, e per qualche lunghissimo minuto la paura che il fuoco arrivasse fino a lì è stata forte, mentre nei discorsi dei presenti ricorreva con inquietante frequenza la parola Beirut, tra l’esorcismo e il pensiero da scacciare che le cose potessero mettersi davvero malissimo. A causare le fiammate più grandi è stata una partita di balle di gommapiuma in un container pronto ad essere imbarcato per il Medio Oriente.
Alla fine non ci sono state vittime né feriti, però ancora in mattinata su Ancona continuava a piovere cenere e la sindaca Valeria Mancinelli ha ordinato di chiudere le scuole, l’università e i parchi (che non riapriranno nemmeno oggi) e ha consigliato a tutta la cittadinanza di limitare gli spostamenti e di chiudere bene le finestre di casa. La città per qualche ora sembrava essere tornata ai mesi del lockdown: nessuno in giro, atmosfera plumbea e tutti al riparo tra le mura domestiche. Gli unici che non hanno smesso di lavorare sono stati i portuali: i pescherecci sono regolarmente usciti e rientrati in porto. Attestati di vicinanza sono arrivati via Twitter da più o meno tutto l’arco politico, dal segretario dem Nicola Zingaretti al leader leghista Matteo Salvini tutti quanti hanno riservato parole di solidarietà verso gli anconetani e i soccorritori intervenuti sul posto.
Esclusa, al momento, la pista dolosa. «Acquisiremo le immagini delle telecamere di sorveglianza – spiegano dai carabinieri -, ma non ci aspettiamo molto. La ditta dice di non aver mai avuto problemi che possano far pensare a un danno voluto. Siamo orientati a pensare a un incendio colposo, ma faremo tutte le verifiche del caso». Nel primo pomeriggio la sindaca Mancinelli ha tracciato il bilancio del disastro: «L’incendio in sé è sotto controllo. I vigili del fuoco sono riusciti a contenerlo e ad evitare che si propagasse anche ad edifici, impianti, aziende ed altre attività vicine».
La nube nel cielo di Ancona è nera e sembra una macchia di inchiostro destinata a restare appesa in aria a lungo, ma il presidente della Regione Luca Ceriscioli ha rassicurato tutti con poche parole. «La nube sulla città non è tossica anche se è inquietante», ha detto poco prima di incontrare la ministra Paola De Micheli, arrivata ad Ancona poco dopo le 15 per un sopralluogo al porto. L’analisi della centralina di analisi delle polveri sottili alle spalle del porto già in tarda mattinata ha fatto registrare un progressivo abbassamento dei valori della PM1 (le polveri sottilissime) dopo il picco che era stato registrato alle 8. La capitaneria di porto, i vigili del fuoco e l’Arpa hanno anche verificato che nell’area incendiata non fossero presenti materiali tossici o pericolosi e l’indagine ha dato esito positivo. Tanta paura, tanti danni e tanto fumo nero, ma già in serata la situazione ad Ancona sembrava essere tornata alla normalità.
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