Editoriale

Medioriente, una guerra impari. E la Farnesina è da abolire

Parafrasando la stagione calcistica internazionale, nei mondiali di Gaza è in atto una partita impari. Meglio una guerra dispari, dal risultato agghiacciante: 135 morti palestinesi a zero vittime israeliane. Lo […]
Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 13 luglio 2014

Parafrasando la stagione calcistica internazionale, nei mondiali di Gaza è in atto una partita impari. Meglio una guerra dispari, dal risultato agghiacciante: 135 morti palestinesi a zero vittime israeliane. Lo ha ricordato anche Abu Mazen: i bombardamenti aerei, navali e terrestri colpiscono obiettivi «mirati» facendo scempio di vite di civili innocenti; i razzi di Hamas vanno, fortunatamente a vuoto. E dovrebbero smetterla, perché sono diventati il paravento della debolezza del Movimento islamico nella Striscia, un regalo a Netamnyahu e l’occasione strumentale per la vendetta israeliana per la menzognera comparazione dei «due attacchi» e della «battaglia». Come se le parti fossero eguali. No, non sono eguali. Lo Stato d’Israele ha a disposizione una macchina da guerra tra le più potenti al mondo e occupa militarmente la Palestina da 47 anni, chiudendo il popolo palestinese in una grande prigione di cemento, filo spinato, posti di blocco.
Se il mondo non sente questa ingiustizia peggio per lui, peggio per noi. Non è dio che manda in terra i terroristi islamici, sono le contraddizioni politiche e materiali irrisolte, prima fra tutte al mondo la questione palestinese. E siccome siamo nel vuoto della fine dei movimenti per cambiare la faccia del mondo e il comunismo non infiamma né i cuori, né le menti, né la terra, a riempire quella radicalità ci penserà qualcun altro, a patto che nessuno si sorprenda a quel punto, più di tanto, di tanti nuovi 11 settembre. Che invece si intravedono, solo riflettendo sul fatto che la destrutturazione del Medio Oriente avviata dai neocon Usa e dalle guerre americane che ne sono seguite, poi ampliata dalle fallite primavere arabe, mostra l’impossibilità di controllore o mediare in qualche modo le crisi dell’intera regione. Gli Stati mediorientali non esistono più.
Ora basta con le menzogne, della pace dell’ulivo in Vaticano, del sindaco Marino per i tre giovani coloni rapiti e uccisi (che fa adesso il sindaco, appende un lenzuolo di qualche metro per i cento morti palestinesi?), della «buona intenzione» di Netanyau che ha telefonato per l’uccisione razzista del sedicenne Mohammed dicendo alla famiglia che è stato un gesto «abominevole» (che farà adesso, telefonerà a decine di famiglie palestinesi per denunciarsi: «Sono un assassino abominevole»?) Basta, per favore, con la chiacchiera dei due popoli per due Stati: le colonie sono così tante che lo Stato paelstinese non ha più continuità territoriale. E poi c’è una sola aviazione militare e un solo sistema di difesa antiaerea, quelli israeliani. Basta anche per l’Italia. Basta con la vergogna di un presidente del Consiglio, Matteo Renzi, notoriamente filoisraeliano, che tace e acconsente di fronte a quello che accade. Dovrebbe spiegare lo strabismo del nostro Paese. Dell’Italia che da una parte partecipa, verso Cisgiordania occupata e Gaza, ai programmi di aiuto e sostegno di Ong e Onu, ma dall’altra, verso Israele, invia armi e come in questi giorni, aerei per l’addestramento al bombardamento dei piloti, nel rispetto del Trattato militare che ci lega al governo israeliano. Da una parte garze, bende e matite, dall’altra bombe per distruggere quegli aiuti. Due popoli per due Stati e un solo Trattato militare? E il ministero degli esteri italiano che fa? Renzi vuole abolire il Senato, ma davanti al silenzio sulle stragi di palestinesi sarebbe più giusto abolire, subito, la Farnesina.

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