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Medimex. Dal palco tarantino degli Smile si gettano nuove reti sociali

Medimex. Dal palco tarantino degli Smile si gettano nuove reti socialiThom Yorke – foto Ansa

Eventi Il debutto italiano di Thom Yorke e compatni è stato l'evento centrale di un'articolata manifestazione, fondata sulla sinergia locale.

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 25 giugno 2024

La signora si è seduta a due metri dal mixer e agita il ventaglio. Fa caldo. «Fa fucking caldo, non è normale» conferma Thom Yorke. Né pare normale che un’austera donna di mezza età figuri tra i seimila presenti per il live degli Smile, momento clou del Medimex 2024 alla Rotonda del Lungomare di Taranto. Eppure è il perfetto emblema del festival che «non è un festival» — dicono gli organizzatori — ma una «conferenza sulla musica»: quelle gettate dalla città dei due mari sono reti sociali intessute attraverso una pratica di networking alla base delle tante attività proposte da mercoledì a domenica scorsa, in diversi spazi urbani. Incontri e talk; presentazioni di libri e film; panel, workshop e showcase: tutti appuntamenti gratuiti — la mostra fotografica di Bob Gruen sugli anni newyorkesi di John Lennon è inclusa nel biglietto del MarTa — prima dei live a prezzo “calmierato” (25 euro la serata singola, 35 l’abbonamento). La via maestra perché le reti del comparto culturale non siano calate dall’alto ma intrecciate con quelle della cittadinanza, affinché si possa realmente parlare di condivisione e appaia “normale” l’incontro tra la musica popolare contemporanea e la signora col ventaglio. Con ulteriore allegoria, sembra lecito immaginare un’altra Taranto attraverso il grande palco che dà le spalle allo scheletro delle acciaierie lasciandolo però in evidenza agli occhi degli spettatori. La città «non è più solo Ilva» aveva dichiarato il coordinatore artistico Cesare Veronico, ponendo Medimex e i suoi storici partner (Puglia Sounds, Teatro Pubblico Pugliese e Regione) in sinergia con gli altri eventi artistici locali — a partire dal concerto del primo maggio — come leva di sviluppo culturale ed economia pulita.

Investimento pubblico, accessibilità economica e integrazione nel tessuto cittadino le parole d’ordine

ALTRETTANTO lecito immaginare un’altra scena musicale non più legata a un presunto monopolio folk-world, quando ad aprire il main stage è Melga (idem l’indomani per i locali Guatemala), cantautrice di Massafra premiata dal bando Puglia Sounds che introduce Robert Stillman e gli attesissimi Smile all’esordio assoluto in Italia prima delle due date all’Auditorium di Roma. Thom Yorke è sorridente — anche questo non sembra normale — e incline al dialogo in italiano con un pubblico altrettanto accaldato: «Ne vuoi un po’? Scusa, ne volete?» si corregge offrendo acqua dal palco. I ventuno brani in scaletta ripropongono praticamente per intero i due album della band, in una costante permuta di strumenti, con Yorke e Greenwood ad alternarsi tra basso, chitarra e tastiere. Il frontman è ormai impeccabile nel ruolo di strumentista-cantante e nel dare fisicità corporea a una voce sempre più eterea: colmo di eco, il suo «grazie» finale risuona fino a sei volte. Greenwood espone dal palco le intricate linee chitarristiche di Read The Room, Bending Hectic, Under Our Pillows e incanta con l’archetto sul basso elettrico di Speech Bubbles. Anche dal vivo, Friend Of A Friend è il culmine emotivo del loro interplay. Nell’incapacità di definire altrimenti il loro stile, il drumming nitido di Tom Skinner e il sax dell’ospite James Holden contribuiscono a una sorta di free rock, difficile e cerebrale quanto si vuole ma non elitario. La mancanza di una linea melodica da condividere, finanche da cantare, non sembra preoccupare la signora col ventaglio. Sorride anche lei, e magari sarà tornata alla Rotonda anche la sera dopo, per la chiusura affidata a Jesus and the Mary Chain e i Pulp (per la band di Jarvis Cocker unica data italiana dell’anno), protagonisti di un doppio live che suggella la felice coesistenza tra pubblico internazionale e autoctono, direttamente tangibile negli spazi tutto sommato contenuti e sostenibili del Medimex.

«LA CULTURA arricchisce sempre», si legge su un palazzo dello stesso Lungomare tornando dal concerto. Formula retorica, d’accordo, ma non è utopico auspicare che le sinergie locali e la ritrovata centralità dell’intervento pubblico nel finanziamento e nella progettazione culturale possano iscrivere Taranto nella lunga tradizione di città portuali ravvivate dalla musica. Ci vorrà tempo per lasciarsi alle spalle gli scheletri di acciaio, ma metterli “in scena” su una ribalta diffusa e condivisa è un primo passo.

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