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Mediaset, l’orbita idrovora dell’intrattenimento

Mediaset, l’orbita idrovora dell’intrattenimentoBerlusconi nel 1986 con Mike Bongiorno e Daniela Zuccoli – LaPresse

Silvio Berlusconi 1936-2023 Nel 1982 ecco Italia1, nel 1984 Rete4: il gioco è fatto, tre canali come quelli della Rai e una credibilità acquisita con programmi popolari e un parco conduttori d’attrazione per gli indecisi

Pubblicato più di un anno faEdizione del 13 giugno 2023

Silvio Berlusconi ha salutato tutti dall’ospedale San Raffaele, a pochi passi da Milano2, il primo segnale forte lanciato da un imprenditore all’epoca pressoché sconosciuto. In realtà Milano2 è nel comune di Segrate, ma poco importa, quel che conta è che in quelle cantine è nato il colossale impero televisivo. Sono gli anni ’70, l’elegante quartiere residenziale appena costruito è dotato di un cablaggio che permette la diffusione via cavo di programmi televisivi ad hoc. Niente di clamoroso, una manciata di possibili spettatori, qualche film e poco più. Soprattutto niente di remunerativo, al punto che i due soci che gestiscono la baracca cedono a Berlusconi il tutto per una simbolica lira a fronte dell’azzeramento dei debiti contratti.

SIAMO NEL 1978 nasce Telemilano che, poco dopo, diventa Telemilano 58 per segnalare la frequenza in cui trasmette perché nel frattempo è diventato possibile trasmettere localmente anche via etere, non solo via cavo. Ma Silvio ha grandi ambizioni, forte spirito imprenditoriale e un carisma irresistibile. Capisce che la Rai è un dinosauro, grande, ma lento e obsoleto, che fattura pubblicità attraverso la concessionaria Sipra solo con grandi e selezionate aziende.

Lui allora escogita un sistema: perché non trasmettere in contemporanea in molte località gli stessi programmi? Ecco allora il pizzone, cassette video che contengono programmi e pubblicità preconfezionate da diffondere in contemporanea in diversi angoli del belpaese. Non contento recluta Mike Bongiorno, non un personaggio della tv, ma la personificazione della tv che, si dice, non arriva a mettere insieme 50 milioni di lire l’anno con la Rai, Silvio gliene offre 600. Affare fatto. Seguono poi a stretto giro Corrado, Vianello e Mondaini, Loretta Goggi e tanti altri per un palinsesto che va a coprire diverse fasce orarie e diversi tipi di pubblico, coi venditori di Publitalia che fanno trionfare in questa nuova tv chiamata commerciale i prodotti della media industria, sino a quel momento sostanzialmente esclusi dal piccolo schermo. Il fatturato galoppa.

LA PROGRAMMAZIONE offre film, i primi derivano da un pacchetto di oltre 300 della Titanus, serie tv tra cui spiccano Dallas (la Rai non ci aveva creduto, mentre qui diventa un fenomeno di audience e fidelizzazione) e Baywatch. I dipendenti non sono molti, ma i cercatori di teste hanno fatto un lavoro egregio, alcune delle figure più brillanti del mondo dello spettacolo, inteso anche come produttori e creatori di programmi, esperti di comunicazione vengono reclutate con offerte allettanti e schiudendo le porte al futuro.

Mentre mamma Rai è in pantofole, Silvio è attivissimo e con la sua rete che ora sfoggia il nome di Canale5 mette a segno il primo grande colpo sportivo: il Mundialito nel gennaio del 1981, un’invenzione avallata dalla Fifa per celebrare i 50 anni dei Mondiali di calcio. Audience altissima. Vedendo i risultati complessivi si potrebbe dire che la cosa fosse facile visto il concorrente letargico. Mica tanto se provandoci con la tv si sono dissanguati a suon di miliardi Mondadori, Rizzoli, Rusconi, poi anche Cecchi Gori, tutti un po’ alla volta risucchiati nell’orbita dell’idrovora Silvio, unico in grado di ottenere utili spaventosi dalla pubblicità e capace di proporre televisione.

Nel 1982 ecco Italia1, nel 1984 Rete4, il gioco è fatto, tre canali come quelli della Rai, una credibilità ormai acquisita con programmi popolari di intrattenimento, film acquisiti dagli statunitensi (con operazioni non sempre limpide), manifestazioni sportive e un parco conduttori consolidato e attrattivo nel convincere chi è indeciso se rimanere ancorato alla Rai o fare il salto. A beneficiare della nuova realtà sono molti personaggi che vedono schizzare i loro cachet verso vette impensabili anche solo qualche anno prima.

MA I GUAI sono dietro l’angolo. Berlusconi vuole competere con la Rai su tutti i piani, e così alza il tiro, con l’interconnessione aggira le sentenze che gli impedirebbero di trasmettere in tutta Italia proteggendo il monopolio Rai. Se ne accorgono alcuni pretori, così la guardia di finanza mette sotto sequestro i ponti radio impedendo le trasmissioni. 1984, anno orwelliano. A quel punto deve intervenire l’amico Bettino Craxi, presidente del consiglio, che con il cosiddetto decreto Berlusconi di fatto liberalizza le trasmissioni in tutto il paese legalizzando l’affare colossale avviato qualche anno prima.

Il resto è storia nota, mentre a sinistra non si vorrebbero interrompere le emozioni (con la pubblicità) l’impero colpisce ancora, prima con la sponda cinema, Penta e Medusa, poi il supporto alla discesa in campo, politico, infine l’incursione camuffata nella paytv. Oggi i canali Mediaset sono un’infinità, basta vedere l’elenco che appare per segnalare i programmi del giorno successivo. La tv è cambiata e con lei il mondo.

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