Dietro le quinte del sito
Uno sguardo tecnico “sotto il cofano” della nuova piattaforma del manifesto digitale. Uno spazio di libertà costruito per i lettori
di Stefano Garavelli
Cosa abbiamo fatto e perché
Il nuovo sito del manifesto è online in versione beta per i nostri lettori più fedeli. Si è deciso di fare un lancio soft, graduale, a cui via via potranno accedere sempre più utenti, in modo da poter valutare meglio segnalazioni e idee ed evitare che troppi lettori incontrino gli inevitabili problemi iniziali tutti insieme.
Il progetto del manifesto digitale nasce molti anni fa, quando nel 2013 venne disegnato e sviluppato un nuovo sito con un sistema di gestione degli utenti e degli abbonamenti interamente sviluppato per il manifesto.
L’esigenza della redazione era raggiungere la massima facilità di gestione, pubblicazione e realizzazione dell’edizione digitale, al sicuro da problematiche tecnologiche e da sistemi di pubblicazione chiusi che non consentissero autonomia nelle evoluzioni successive. Non a caso, infatti, si partì fin da subito con WordPress, il quale ha alimentato fino ad oggi sia il sito web sia le app mobile iOS e Android.
Come ovvio aspettarsi quando le cose funzionano bene, le esigenze nel tempo sono cambiate. Le tecnologie web anche, e alcune scelte si sono consolidate nel 2020 proprio durante pandemia e lockdown, quando gli incontri e gli scambi dei vari team nella lunga fase di progettazione e sviluppo si sono fatti sempre più distanti fisicamente.
Ciò che è sempre stato chiaro, però, è che il manifesto negli anni ha fatto della propria strategia digitale un punto importantissimo. Le iniziative si sono moltiplicate, con newsletter, mini-siti, nuove app, nuovi siti previsti per le edizioni Alias e ExtraTerrestre, e molto altro ancora.
Dal nostro punto di vista lavorare alla crescita del prodotto è la sfida più entusiasmante. Abbiamo analizzato le esigenze attuali e provato ad anticipare quelle future.
Una infrastruttura tecnica riprogettata
Il risultato finale ha portato nei primi mesi del 2020 a una nuova infrastruttura tecnica, che usa tecnologie web e app di recente introduzione ma al momento estremamente popolari, con l’obiettivo di “disaccoppiare” il CMS (il sistema editoriale in uso alla redazione) dai frontend (il sito che vedono i lettori), consentendo di creare una struttura dei dati flessibile lato database e CMS capace di alimentare esperienze digitali multiple e diverse tra loro. Questo consente anche di accantonare server difficilmente scalabili e di rilasciare il codice su servizi di hosting di funzioni Javascript come Vercel.
Il nuovo ilmanifesto.it è una prima implementazione di questa strategia e del nuovo stack tecnologico che comprende Node.JS, React.JS, Next.JS, WordPress, una Rest API custom che espone in un unico servizio contenuti editoriali e dati utente, oltre che centinaia di piccoli moduli e micro-servizi (tra cui quello di invio delle email transazionali) che vivono in isolamento e sono facilmente scalabili e ispezionabili.
Le nuove app in via di rilascio al pubblico e di costante miglioramento, sono costruite utilizzando React Native e alimentate dalla Rest API che alimenta anche la web application. Questa tecnologia consente di riutilizzare moltissime parti di codice base tra iOS e Android, oltre che parti del frontend web.
Il nuovo design system
Proprio in tema di frontend, l’obiettivo principale del lavoro di design e implementazione è stato immediatamente la costruzione di un design system specifico per il manifesto, che permettesse di creare componenti riutilizzabili in diversi client (web e mobile), flessibili per consentire l’adattamento per nuovi siti già previsti o ipotizzabili, come Alias o Global.
Il nuovo frontend consente anche di memorizzare i dati relativi ai contenuti nel browser utente, permettendo la lettura anche offline degli articoli già visualizzati.
E’ stato coinvolto anche il sistema, complesso e anche questo completamente custom, di gestione utenti, abbonamenti, prodotti, transazioni e in generale qualsiasi dato utente. Ci sono stati aggiornamenti, cambiamenti alla struttura dei dati, espansioni e, molto importante, reformat dei dati al fine di supportare l’evoluzione prevista per tutti i prodotti del manifesto.
Una menzione particolare va fatta sulla sicurezza dei sistemi per garantire la privacy dei nostri utenti.
Il manifesto è da anni all’avanguardia per scrutinio dei sistemi digitali utilizzati, al fine di garantire in ogni utilizzo sicurezza, privacy e in generale i diritti sui dati dei lettori.
Con lo sviluppo fatto fino ad oggi si è fatto un passo avanti importantissimo.
Sicurezza e privacy all’avanguardia
Non ci sono tracker, di nessun tipo e di nessuna terza parte sull’intera web application. Abbiamo anche abbandonato servizi di commento di terze parti come Disqus in favore di un community forum open-source ospitato sull’infrastruttura, i cui dati sono ad accesso esclusivo del manifesto.
Gli analytics sono interni e informano le attività, sempre rispettose degli utenti, di marketing e scelte di ottimizzazione. Non ci sono sistemi di erogazione di pubblicità, non ci sono embed di post Facebook o YouTube che necessariamente iniettano i loro tracker negli script.
La comunicazione di tutti i dati è solo interna, i server del manifesto sono completamente isolati verso l’esterno e comunicano tra loro dati crittografati. Anche il database è crittografato per ulteriore sicurezza fisica, e qualsiasi sito o app è presentato agli utenti esclusivamente tramite la CDN di CloudFlare.
Come immaginabile, ogni modifica, anche piccola, impatta su molti sistemi e il lavoro è stato molto complesso. Sicuramente imperfetto, soprattutto nelle prime fasi, ma con grandi possibilità di crescita, di evoluzione e di espansione delle possibilità editoriali e di prodotto di cui il manifesto ha bisogno per puntare sui canali digitali con le spalle larghe e la flessibilità, che chiunque lavori nell’ambito dell’editoria, sa quanto sia necessaria.
Ci sono tantissimi piccoli e grandi aspetti che possiamo condividere con voi e questo post vuole sicuramente informare, oltre che presentare uno spunto di discussione.
Ci sono molte anime nel manifesto e tra i suoi collaboratori, e quella qui espressa è quella di un gruppo di lavoro che vede la tecnologia come uno strumento fondamentale di libertà e di comunicazione, ma richiede conoscenza ed esperienza per districarsi tra i mille trucchi che la tecnologia nasconde, anche in termini di sicurezza e diritti degli utenti.