Visioni

McDormand: «La scelta di vita dei ‘nomadi’ è legata al divario economico del Paese»

McDormand: «La scelta di vita dei ‘nomadi’ è legata al divario economico del Paese»

Venezia 77 L'incontro su Zoom con la protagonista di Nomadland e la regista Chloe Zhao

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 12 settembre 2020

«Non si tratta di stravolgere la vita delle persone, ma di cercare di scoprirne la verità profonda» – così Frances McDormand ha pensato al suo ruolo in Nomadland di Chloe Zhao, in cui il suo personaggio interagisce con una vera comunità di «van dwellers», di «nomadi» dell’Ovest americano. Uno stile di vita che è sempre esistito, ma su cui la realtà sociale e politica degli Stati uniti ha una profonda influenza: «Credo che in tutto il mondo ci sia una crescente disparità fra chi ha e chi non ha niente, e la scelta di vita dei van dwellers (persone che vivono a bordo dei loro furgoni o roulotte, ndr) ha tantissimo a che fare con il divario economico che caratterizza il nostro Paese». Ma l’intento, aggiunge, «non era fare un’affermazione politica: io e Chloe siamo il tramite attraverso il quale lo spettatore può conoscere queste persone, e la difficile scelta che hanno fatto».

LA POLITICA resta ai margini: «È la terza volta – spiega la regista – che entro in una comunità che non è la mia, e cerco di convincere le persone a condividere con me degli aspetti molto privati della propria vita. Parlare di politica non rappresenta una via d’accesso, quindi lo evito: cerco argomenti che ci possano unire e non potenzialmente dividere». Tuttavia, aggiunge McDormand, «la cosa più evidente per me è che per queste persone la comunità ha una grande importanza, e si potrebbe quasi dire che il sistema sociale che hanno messo in piedi è simil socialista: uno per tutti e tutti per uno».

Inoltre, osserva Zhao, «quando si vive per la strada non si può decidere chi entrerà a far parte della propria vita: ci sono persone di ogni religione, personalità, credo politico». Il punto di partenza del film, racconta la regista, è il libro di Jessica Bruder da cui il film è tratto Nomadland: Surviving America in the Twenty-First Century: «Il casting è partito sulla base della ricerca di Jessica, che aveva passato tantissimo tempo sulla strada, a incontrare queste persone». L’ingresso nella loro comunità, aggiunge McDormand, si è poi basato principalmente sull’ascolto. E ha funzionato: «L’ho capito – scherza l’attrice – quando un giorno in Nebraska sono andata a fare compere al supermercato e mi è stato offerto un posto di lavoro».

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