Mazzini (ri) canta Battisti
Note sparse Mina riunisce in un doppio album «Paradiso (Lucio Battisti songbook)» i classici del cantautore di Poggio Bustone da lei interpretati nel corso della carriera. Maquillage sonoro su nastri analogici trasferiti in digitale. Alcune tracce sono state risuonate
Note sparse Mina riunisce in un doppio album «Paradiso (Lucio Battisti songbook)» i classici del cantautore di Poggio Bustone da lei interpretati nel corso della carriera. Maquillage sonoro su nastri analogici trasferiti in digitale. Alcune tracce sono state risuonate
«Senti Lucio, volevo dirti una cosa. Tu, di solito, canti le tue canzoni… Cioè, canti solo quelle proprio. Io mooolto spesso canto le tue canzoni.Cosa dici: per una volta le cantiamo insieme queste canzoni?». In una freddissima serata italiana del 23 aprile 1972, sull’(unico) canale nazionale Rai va in onda Teatro 10 dove una vaporosa Mina canta per la prima e ultima volta insieme a Battisti i loro successi. Un frammento di Raiteche entrato di diritto nell’immaginario popolare su cui si sprecano i raffronti fra il presente e l’Italia che fu. Mina in questo 2018 che ha visto i sessant’anni della sua carriera e i venti dalla morte del cantautore di Poggio Bustone, celebra a suo modo la doppia ricorrenza licenziando un doppio album antologico che già dal titolo – Paradiso (Lucio Battisti songbook) (Warner/Pdu), testimonia l’amore incondizionato dalla diva cremonese nei confronti del repertorio del collega scomparso.
Operazione di catalogo? Non solo, perché questa volta la Tigre insieme al team di Lugano effettua un vero e proprio restauro, recuperando i nastri analogici per riversarli poi in digitale, esaltando al massimo la voce dell’interprete (presente in sala) ma ripulendo suoni e timbri andati perduti. Così rinascono a nuova vita i quattro evergreen scritti appositamente da Mogol/Battisti per Mina: Io e te da soli, Insieme, Amor mio, La mente torna, dai quali riemergono anche frammenti vocali lasciati fuori nella prima registrazione, per il tripudio dei fan duri e puri.
UNO STILE – quello battistiano – a lei particolarmente congeniale e che mette in risalto le tinte blues della sua voce: l’attacco sospeso e roco di Io e te da soli, la strofa bassa de La mente torna. Una lezione applicata a un altro suo classico E poi (1974) di Lo Vecchio-Shapiro, in cui le note altissime e allungate si alternano a improvvisi squarci blues.
MAQUILLAGE ancor più efficace nelle dieci tracce del capolavoro Mina canta Lucio (1975) interamente arrangiato da un giovanissimo Gabriel Yared, premio oscar nel 1996 per la colonna sonora del Paziente inglese. C’è persino un’operazione di restauro su brani incisi negli ottanta, dove sintetizzatori e certe chitarre risentono dell’usura del tempo, sostituiti da nuove esecuzioni ad opera di Massimiliano Pani e Ugo Bongianni, in alcuni casi sovrapponendo tastiere e sax. Un cofanetto che si completa con due nuovi incisioni: Vento nel vento – arrangiata da Rocco Tanica (ma dal timbro vocale della cantante sembra più essere stata recuperata da alcune session con gli Elii nei novanta) e Il tempo di morire curata da Max Pani, nella quale Mina gioca a fare il verso all’amico Lucio.
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