Cultura

Maxxi all’Aquila e Munda, fare rete per la visibilità delle opere terremotate

Maxxi all’Aquila e Munda, fare rete per la visibilità delle opere terremotateLa facciata di Palazzo Ardinghelli

Patrimonio Nel Palazzo Ardinghelli, concesso alla Fondazione Maxxi per la creazione di un centro contemporaneo, si potrebbero ospitare in sinergia anche sezioni del museo nazionale d'Abruzzo, facendo emergere collezioni statali d’arte rese inaccessibili dal sisma

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 18 dicembre 2020

Il 23 maggio 2019 cittadini, artisti e associazioni culturali dell’Aquila, sostenuti da critici e storici dell’arte, direttori e curatori museali, accademici e docenti universitari, esponenti della società civile di altre città italiane, hanno rivolto un appello all’allora ministro per i beni culturali Alberto Bonisoli, affinché il settecentesco Palazzo Ardinghelli – acquistato nel 2006 dalla direzione regionale Abruzzo del Mibact per le esigenze degli organi periferici e allora in restauro – fosse destinato al Polo museale d’Abruzzo, per essere poi adibito all’esposizione delle oltre 300 opere nella Sezione di arte moderna e contemporanea del Museo nazionale d’Abruzzo (Munda), chiuse in vari depositi dopo il terremoto del 2009.

L’INTENTO ERA FAR RIVEDERE paesaggi, figure e atmosfere di un mondo abruzzese ormai scomparso, ritratti da celebri artisti tra fine ’800 e inizi ’900 (in prima fila Francesco Michetti, Basilio Cascella, Teofilo Patini che aveva il suo atelier proprio a Palazzo Ardinghelli), nonché opere della Scuola romana (Guttuso, Mafai, Pirandello, Maccari, Capogrossi) e di maestri del colore come Saetti, Menzio, Borra, Guzzi, Paulucci, insieme alle collezioni di Remo Brindisi, Emilio Greco e Federico Spoltore che si intrecciano con i lavori di pittori e scultori contemporanei.
Finora ignorato, l’appello merita di essere riproposto e preso in considerazione dal ministro Franceschini, sia pure con diverse modalità attuative, tenuto conto dei successivi eventi e di un’attenta valutazione delle favorevoli ricadute culturali e sociali del suo accoglimento.

Giuseppe Capogrossi, Paesaggio, olio su tela, 1950, Museo Nazionale d’Abruzzo

LA FINE DEI LAVORI di recupero di Palazzo Ardinghelli, finanziati dalla Federazione russa e interrotti per l’emergenza sanitaria; la consegna del Palazzo a titolo gratuito alla Fondazione Maxxi per aprirvi un «Centro per l’arte e la creatività contemporanea»; l’inclusione del Munda tra i musei dotati di autonomia gestionale con la nomina di un’autorevole direttrice come Maria Grazia Filetici; il protrarsi dell’inagibilità del Castello Spagnolo. Sono tutte circostanze che, se ben «coniugate», potrebbero ovviare, almeno in parte, ai disagi della persistente penuria di edifici demaniali idonei a esporre le collezioni del Munda, prima ospitate al Castello e quasi tutte ancora «in casse» nonostante rappresentino tratti essenziali dell’identità culturale della città e dell’intera regione.

FARSI CARICO DELLE ESIGENZE di «emersione» di collezioni statali d’arte inaccessibili a causa del terremoto, attraverso la condivisione dei limitati spazi pubblici disponibili, è un dovere istituzionale ineludibile. I principi e le finalità della recente attivazione del Sistema museale nazionale (Dm 21 febbraio 2018) prevedono, infatti, la «valorizzazione territoriale integrata del patrimonio culturale» e la «gestione sostenibile dei musei di appartenenza pubblica» per garantire tutela, piena fruizione delle opere d’arte che insistono sul territorio e qualità di accesso agli utenti.
Ragionevole e lungimirante, pertanto, appare l’ipotesi di integrare l’accordo di concessione alla Fondazione Maxxi prevedendo la possibilità per il Munda di usufruire di parti del Palazzo Ardinghelli (oltre 1700 mq) e di contribuire alle relative spese di funzionamento. La «messa in rete» del Munda con il Maxxi attraverso un accordo di partenariato museale, da estendere possibilmente ad altre raccolte d’arte moderna e contemporanea esistenti a L’Aquila, sarebbe in linea con i principi di valorizzazione definiti dal Codice dei beni culturali e del paesaggio.
L’esposizione delle opere del Munda, anche a rotazione (c’è già un’ipotesi di allestimento virtuale dei tre saloni del piano nobile con 99 pezzi), combinata con quella delle 6 opere site-specific e delle altre acquisite dalla Fondazione Maxxi o provenienti dalla sede romana, produrrebbe positivi effetti sinergici, adeguati alla formazione di un innovativo museo di arte moderna e contemporanea che riconosca il valore della memoria della tradizione artistica e la continuità storica del processo creativo, indispensabile a restituire slancio allo sviluppo culturale ed economico del centro storico, tuttora in gran parte spopolato.

Remo Brindisi, Pastori, 1950

LA TEMPORANEA CHIUSURA dei musei offre l’opportunità di approfondire la praticabilità e reciproca convenienza della prospettata condivisione, nonché di apprestare gli assetti organizzativi necessari a renderla operante alla riapertura. Superata l’emergenza sanitaria, Palazzo Ardinghelli potrebbe divenire luogo-simbolo di incontro dell’intera comunità, contribuendo a dare basi strutturali al processo di rigenerazione urbana, recuperando condizioni di più qualificata normalità nella vita quotidiana della città.

 

* Professore Ordinario di Teoria e politica dello sviluppo, già Università di Camerino
** Professore Emerito di Storia dell’arte, Università  Roma Tre

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