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Maxi sequestro nel Damboa

Maxi sequestro nel DamboaNigeria, sit-in per la liberazione delle ragazze rapite – Reuters

Nigeria Le indagini sul rapimento di oltre 200 ragazze di Chibok a un punto morto

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 25 giugno 2014

Le ragazze nigeriane vivono nell’attesa senza tregua di Godot, che nelle regioni del nord-est ha il volto di Boko Haram. Mentre le indagini sul rapimento delle oltre 200 giovani di Chibok si sono arenate in un vicolo cieco, le forze di sicurezza di Abuja da lunedì indagano su un altro sequestro di massa: almeno 60 donne sposate e giovani ragazze più 31 bambini sarebbero stati rapiti tra giovedì e sabato della scorsa settimana da Kummabza, nel governatorato di Damboa (a circa 150 km da Maiduguri, capitale dello stato del Borno) per mano, si sospetta, di militanti di Boko Haram.

Lo riportano i media nigeriani e le maggiori agenzie di stampa mondiali sulla base delle testimonianze dei residenti scampati a diversi raid degli islamisti nei villaggi di Kumanza, Yaga e Dagu. Almeno 30 le vittime tra chi ha cercato di scappare per trovare rifugio nelle aree limitrofe, e interamente distrutto il paesino di Kummabza.

A confermare il sequestro anche un funzionario locale che ha parlato con la garanzia dell’anonimato non essendo stato autorizzato a farlo. E si registra anche la testimonianza del leader di un gruppo di vigilantes, le “pattuglie” nate tra la gente del posto più o meno contestualmente al lancio della campagna #BringBackOurGirls di aprile scorso con lo scopo di dare la caccia a Boko Haram e riportare a casa le sabine adolescenti.
Il segretario del consiglio di Damboa, Modu Mustapha, ha detto di non poter né confermare né negare il rapimento mentre il presidente del consiglio locale, Alamin Mohammed, ha evitato di rispondere alle domande della stampa.

Così, a un passo dalle elezioni presidenziali di febbraio 2015 il governo di Goodluck Jonathan non riesce a liberarsi dalla mota di un sistema politico notoriamente tra i più corrotti a tutti i ranghi dell’establishment politico e continua ad annaspare nell’impasse in cui si è trascinato per non aver fatto seguire un’adeguata azione politico-militare a un rapimento che ha mobilitato la comunità internazionale.

Boko Haram, invece, nel corso di quest’ultimo anno soltanto, si è fatto valere strategicamente attaccando sia i centri urbani che le zone rurali con una serie di raid contro le popolazioni civili susseguitesi a cavallo l’uno dell’altro.

Lunedì, un’esplosione al collegio della School of Hygiene nella città settentrionale di Kano ha ucciso almeno 8 persone e ne ha ferite 20. Sabato invece decine di militanti di Boko Haram hanno attaccato quattro villaggi nei pressi della città Chibok: almeno 33 residenti sono stati uccisi oltre a 6 vigilantes e a circa due dozzine di combattenti qaedisti.
Appena dieci giorni fa era stato l’ex presidente della Nigeria, ancora molto influente, Olusegun Obasanjo – una volta uno dei più grandi sostenitori di Jonathan – dai microfoni dei servizi radiofonici in lingua hausa della Bbc, a criticare fortemente l’attuale amministrazione al governo per il ritardo con cui aveva risposto al sequestro delle studentesse di Chibok di alcuni mesi fa: «Credo che molte di loro non torneranno mai più e che ne sentiremo parlare per molti anni ancora. Se ritornano tutte lo considero un quasi-miracolo. Pensi che (Boko Haram) le abbia tenute tutte insieme fino ad ora? La logistica per farlo, per tenere insieme oltre 200 ragazze, richiede troppo. Se l’amministrazione avesse agito in fretta, avremmo potuto salvarle». Critiche che evidenziano le divisioni all’interno del People’s Democratic Party di Jonathan e dello stesso Obasanjo, acuite dal fallimento del governo e dell’esercito nel liberare le ragazze e dalla corsa alle ormai prossime elezioni per il rinnovo del mandato presidenziale.

Circa due settimane fa funzionari occidentali e africani riuniti in un summit a Londra si sono impegnati a fornire alla Nigeria, attualmente l’economia più grande del continente nero, maggior supporto militare e strategico. I ministri dei vicini Ciad, Benin, Niger e Camerun hanno concordato con quello nigeriano la formazione di un’unità di intelligence regionale per combattere Boko Haram, con il sostegno di Gran Bretagna, Francia e Stati uniti.

Eppure, nonostante l’intelligence occidentale si trovi già in Nigeria da mesi ormai, le ragazze di Chibok sono ancora nelle mani di Boko Haram e altre donne vivono nel terrore di questo Godot qaedista-nigeriano.

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