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Maxi sequestro a Ostia: sigilli al porto e a diversi lidi

Maxi sequestro a Ostia: sigilli al porto e a diversi lidiIl porto turistico di Ostia

Balini sotto inchiesta Il potente imprenditore nel mirino del fisco: patrimonio sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. Ma l'accusa è anche di essere vicino ad ambienti criminali, e di essere coinvolto in fatti di corruzione per l'ampliamento dello scalo turistico. Era già indagato per Mafia capitale

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 28 luglio 2016

Già finito sotto sequestro due anni fa, ieri il porto di Ostia è tornato sotto sigilli: insieme a diverse altre proprietà – immobili, locali, stabilimenti balneari – tutte riconducibili a un personaggio di spicco del litorale romano, Mauro Balini. La Guardia di finanza ha eseguito una vasta operazione nella località marittima, che si è conclusa con il sequestro delle quote di 19 società, di 531 immobili (non solo appartamenti, ma ad esempio anche lidi noti come l’«Hakuna Matata» e il «Plinius»), undici automobili e moto, una barca e conti correnti, tutto per il valore di 450 milioni di euro.

«Ultima spiaggia» il nome dell’inchiesta, che vuole appurare lo stato patrimoniale di Balini, titolare secondo gli inquirenti di un patrimonio sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. Diverse proprietà sarebbero intestate, secondo quanto è emerso, a familiari e prestanome, mentre a parere di chi indaga Balini è «socialmente pericoloso», perché legato a criminali della zona di Ostia. Inoltre, si sarebbe assicurato l’ampliamento dello scalo portuale grazie a tangenti versate al Campidoglio.

Ecco come la Guardia di finanza, in una nota, spiega le ragioni del sequestro: Balini viene ritenuto «contiguo ad ambienti malavitosi operanti sul litorale di Ostia e in costante collegamento con personaggi di notevole spessore criminale». Si citano poi «anomale operazioni finanziarie che hanno visto protagonisti Balini e noti pregiudicati attivi nell’area lidense contigui al clan Fasciani o all’altrettanto potente clan Senese».

I Fasciani, clan di Ostia, erano già stati oggetto di una prima inchiesta che aveva cominciato a «ripulire» Ostia due anni fa. Lo stesso Balini è indagato anche per Mafia capitale, con l’accusa di corruzione nei confronti di Luca Gramazio, ex consigliere comunale e poi regionale per Forza Italia. Ma non basta perché negli ultimi anni Balini è finito sotto indagine anche per bancarotta fraudolenta, associazione a delinquere, emissione di fatture false e riciclaggio. Infatti nel 2014, come detto, era arrivato già il primo sequestro del porto di Ostia, ormeggio per ricchi e vip.

Il porto di Ostia è stato voluto dallo stesso Balini, progettato nel 1998 e portato a termine nel 2001. Può arrivare a ospitare fino a 1500 barche, ed è stato messo su da aziende di costruzione vicine sia agli allora Ds che ad An: all’inaugurazione erano presenti sia il presidente della Regione Francesco Storace che il sindaco Walter Veltroni.

I Balini, compresi diversi familiari di Mauro, gestiscono tanti locali e stabilimenti balneari di Ostia, tra cui gli storici «Dolce Vita», la «Rotonda» e il «Battistini», di fronte al centro del municipio di Roma e vicino al molo dove nelle sere estive romani e turisti amano passeggiare. I sequestri quindi hanno un forte significato simbolico, e soprattutto – in base al codice antimafia – sono tutti beni che possono essere acquisiti allo Stato: sarebbero, inutile dirlo, molto utili al pubblico.

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