Max Casacci e Ninja tra canti gregoriani e pulsazioni tecno
Note sparse Sotto la sigla Demonology Hi-Fi, il fondatore e il batterista dei Subsonica pubblicano «Inner Vox». «La pulsazione, il ritmo della musica che suscita un coinvolgimento fisico. Questo è sempre stato importante, essenziale nei live, qui trova un maggiore spazio anche perché è l’elemento di partenza»
Note sparse Sotto la sigla Demonology Hi-Fi, il fondatore e il batterista dei Subsonica pubblicano «Inner Vox». «La pulsazione, il ritmo della musica che suscita un coinvolgimento fisico. Questo è sempre stato importante, essenziale nei live, qui trova un maggiore spazio anche perché è l’elemento di partenza»
A pochi giorni dalla partecipazione di Samuel al Festival di Sanremo e a qualche mese di distanza del disco solista di Boosta La Stanza Intelligente, è uscito un nuovo progetto parallelo dall’universo Subsonica. Sotto la sigla Demonology HiFi infatti, Max Casacci e Ninja (Enrico Matta) hanno pubblicato il primo album, Inner Vox, che condensa due anni di intensa attività live caratterizzata da dj set scissi fra fascinazioni, musicali e non, saldamente monoteiste e tentazioni pagane. Giacca da predicatori statunitensi e crocifissi a led rigorosamente made in China, canti gregoriani e pulsazioni tecno, ritualità e improvvisazione sono i poli opposti, come ha dichiarato Casacci stesso: «Di un gioco che è sempre stato quello di sconfiggere l’oscurità e di invitare alla purificazione attraverso la danza, giocando con i nostri peccatori e cercando di redimerli perché, dopo aver ballato per ore, uno esce purificato».
Ed è in questo afflato ancestrale che il duo ha realizzato un disco coinvolgendo alcuni dei più interessanti esponenti della scena italiana, da Cosmo alla giovanissima Birth, passando per il featuring di Radio Maria in I miei nemici fino a Bunna degli Africa Unite che appare in On the Sidewalks of My Souls, potente brano d’apertura che riecheggia le percussioni industrial di The Flowers of Romance dei PIL a opera di quel geniaccio di Martin Atkins.
«Inner Vox identifica molto bene il percorso tematico e narrativo dell’album che è fatto di dialoghi interiori, di coscienza», spiega il duo e come l’alchimista del video del primo estratto Totem, Casacci e Ninja mescolano esotericamente generi e beat, legando il tutto con un’impronta afro e ipnotica, a suggerire la relazione rituale tra danza e purificazione. Senza dimenticare l’elemento fondamentale, e costante anche negli anni dei Subsonica, come sottolinea Casacci, ovvero: «La pulsazione, il ritmo della musica che suscita un coinvolgimento fisico. Questo è sempre stato importante, essenziale nei live, qui trova un maggiore spazio anche perché è sempre stato l’elemento di partenza. Le melodie sono state realizzate dagli ospiti del disco in un secondo momento, mentre nelle canzoni dei Subsonica avveniva il contrario».
Ma è in questo apparente equilibrio fra sacro e profano, che sembra emergere, tra le righe, la carica alchemica, dichiaratamente iconoclasta di un (quasi) concept album. A partire dal nome del duo ma soprattutto dalla copertina, con richiami palesi a un «personaggio» fondamentale del capolavoro di John Boorman L’Esorcista II: L’eretico. Nel film infatti, il demone Pazuzu si materializza nel volo e nella vibrazione delle ali di una locusta, sorvolando i paesaggi africani sulla musica occulta e tribale di Ennio Morricone (che riaffiora ogni tanto nei brani del duo) mentre in Inner Vox invece è il ronzio di insetti campionati in varie parti dell’album che si trasforma in un beat ipnotico e sottilmente allusivo.
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