Due date (il 7 a Teramo, l’8 alla romana Casa del Jazz) per un quartetto fuori dal comune e un leader altrettanto speciale. Si parla del sassofonista e compositore Maurizio Giammarco e del gruppo Rumours con cui ha inciso – e pubblicato nell’autunno 2022 – il notevole album Past Present (Parco della Musica Records). Della formazione pianoless fanno parte il trombettista Fulvio Sigurtà (artista creativamente diviso fra scena londinese ed italiana), Riccardo Del Fra (compositore e strumentista, dal 1998 docente di contrabbasso e dal 2004 responsabile del Dipartimento Jazz e Musiche Improvvisate al Conservatorio Nazionale Superiore di Musica e Danza di Parigi) e Ferenc Nemeth (ungherese di origine, in tandem tra New York e Tenerife, uno dei batteristi più originali e creativi della sua generazione; ha 46 anni).

QUARTETTO internazionale difficile da riunire e ancora più prezioso, quindi, da ascoltare dal vivo su un repertorio in gran parte composto dal settantenne Giammarco proprio per questo gruppo, creato sul modello del suo primo quartetto che debuttò nel 1976 e comprendeva Tommaso Vittorini, Enzo Pietropaoli e Roberto Gatto.
Il sassofonista (nato a Pavia, romano di adozione) è un grande strumentista, un valente didatta (e saggista: suo un magnifico volume su Sonny Rollins del 1997) nonché uno dei maggiori compositori di jazz europei. Lo ha, ancora una volta, dimostrato nel concerto utilizzando in modo esemplare e fantasioso i quattro musicisti (senza strumento armonico) in brani che hanno sempre una complessa – quanto fluida e seducente – articolazione tematica e sono costruiti spesso su modulazioni metriche, con cambi di tempo e ritmo. Soul Protocol e Dance on the Road sono, in questo senso, i brani-manifesto. Questi due assi compositivi si innestano, poi, sulla dialettica tra passato e presente (rammentata dal titolo dell’album), di vitale importanza per il jazz che affonda le radici in un linguaggio costruito nel tempo ma, nei suoi migliori artisti, si proietta verso il futuro. In questo senso spiccano i magistrali arrangiamenti degli ellingtoniani Prelude to a Kiss e The Mooche: proposti in quartetto mantenendo il «profumo» delle band di Ellington (primo, grande amore di Giammarco), attualizzati e resi vivi pur essendo quasi centenari.
Parimenti Desireless di Don Cherry, in cui ha giganteggiato il contrabbasso di Del Fra, riporta al presente gli utopistici, visionari anni ’70.
La musica di Rumours – declinata anche attraverso Past X, Starter, Occasionally Tuned, New York Days e l’inedito Dilettandi – trascina e affascina per la sua policroma vivacità, la condotta –- sovente polifonica – delle parti, l’intarsio tra assoli e parti scritte, lo strutturale ruolo dei ritmi, le voci strumentali tutte così originali e ispirate, la presenza – in filigrana – di stili e musicisti sempre rielaborati e personalizzati. Grande jazz del presente, passato e futuro, apprezzato da un folto e plaudente pubblico.