Visioni

Maud Le Pladec, spezzare le barriere di genere attraverso la danza

Maud Le Pladec, spezzare le barriere di genere attraverso la danzaAdeline Kerry Cruz in «Silent Legacy» – foto di C. Vaissié

A teatro Lo spettacolo «Silent Legacy» nel cartellone del festival Milanoltre

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 14 ottobre 2023

Uno sguardo alla bio di Maud Le Pladec ed è già chiaro che questa artista francese approdata al festival Milanoltre con il catalizzante Silent Legacy dopo il debutto nazionale a BolzanoDanza quest’estate, di cose da dire ne ha parecchie. Classe 1976, alla testa del Centro Coreografico Nazionale di Orleans dal 2017 in successione a Josef Nadj, Le Pladec ha danzato per coreografi come Mathilde Monnier e Boris Charmatz. Firma il suo primo pezzo nel 2010, Professor, parte di un dittico su musica di Fausto Romitelli. Il rapporto tra danza e musica è uno degli interessi primari dell’artista, autrice a New York di una ricerca sulla musica post-minimalista sfociata in pezzi come Concrete con l’ensemble di musica contemporanea Ictus. Altri suoi punti di forza la volontà di dare voce alle donne e a tematiche di gender e identità culturale.
Silent Legacy è un progetto che parte dall’interrogarsi sulla presenza di compositrici nella storia della musica contemporanea per poi declinarsi in incontri sorprendenti che spezzano le barriere di genere attraverso la danza.

LO SPETTACOLO in scena all’Elfo Puccini è stato spronato dall’incontro tra Maud Le Pladec e Adeline Kerry Cruz. La ragazzina vive a Montreal, ha 10 anni ed è un prodigio del Krump (che sta per Kingdom Radically Uplifted Mightly Praise), danza radicale di preghiera nata a Los Angeles (vedere il film Rize di David La Chapelle). È una danza che canalizza in energia positiva la rabbia e la protesta dei ceti più poveri e invisibili. Musica di Chloé Thévenin.
Adeline non proviene da una famiglia disagiata, eppure in lei il Krump è natura: il suo assolo in Silent Legacy è sconvolgente, disarticolazione incredibile, corpo scosso da pulsioni, precisione nel movimento, una furia che sa poi sorridere di sé. Le Plaudec si è interrogata attraverso di lei su cosa significhi la trasmissione, sul potere del passaggio trans-generazionale e trans-culturale di una forma di movimento del corpo. Adeline struttura il suo assolo in un quadrato di luce che ai suoi passi si allarga, cambia dimensione. Formidabile la bambina nell’esprimere la rabbia, ma anche la potenza e la forza della preghiera quando balza sulle spalle del suo maestro Jr MaddRipp balzato dalla platea in scena.

UN ATTIMO di commozione accompagna in Silent Legacy il passaggio di consegna da Adeline a Audrey Merilus, danzatrice adulta, corpo atletico, cresciuta al Parts di Anne Teresa De Keersmaeker. Tra il variare delle luci dello spettacolo, Audrey nel suo assolo torna a più riprese accucciata in una posa che ricorda il prepararsi alla corsa delle atlete: un riposizionarsi nel mondo per riattraversarlo con un moto centrifugo, a onde, sofisticatissimo, ipnotico nella bellezza. Entrambe, Audrey e Adeline, ogni tanto si fermano, immobili, a guardare il pubblico. Uno sguardo femminile che attraversa le generazioni come le loro danze e che suscita un vortice di interrogativi. Spettacolo di presa, che regala più di un pensiero da portarsi a casa.

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