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«Matteo, vedrai i sorci verdi»

«Matteo, vedrai i sorci verdi»Raffaele Fitto (Forza Italia)

Il dopo-Nazareno è cominciato Tra Berlusconi e il ribelle Fitto è aperta la gara a chi si oppone di più a Renzi

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 14 febbraio 2015

Il dopo-Nazareno è cominciato e ora Renzi, in Parlamento, procede senza più rete di protezione. Tra l’opposizione dura di Lega, Sel e M5S e quella degli azzurri non c’è più alcuna differenza. Era nell’ordine delle cose sin da un attimo dopo l’elezione di Sergio Mattarella, mancava solo il casus belli ed è arrivato con la minacciosa irruzione notturna del premier in Parlamento. Come già nei giorni della nomina del capo dello Stato, Renzi ha minacciato senza mezzi termini le elezioni anticipate, quella essendo la spada di Damocle con la quale intende tenere sotto ricatto il Parlamento di qui al 2018. Non chiedeva il voto a favore delle riforme: sarebbe stato troppo persino per lui. Reclamava però che Fi proseguisse sulla linea di «opposizione responsabile», traduzione «indolore», sin qui seguita. In soldoni: garantite il numero legale o vi porto al voto e vi distruggo.

A decidere di tenere botta è stato, da Arcore, Silvio l’ex socio in persona, ordinando ai suoi di abbandonare l’aula: «Non ci può minacciare così: fuori dall’aula». Per Brunetta è un invito a nozze. Finalmente può alzare i toni come avrebbe volentieri fatto già da un pezzo: «Deriva autoritaria della riforma costituzionale, anzi deriva autoritaria al quadrato, frutto di una legge elettorale e di una riforma entrambe autoritarie», «Vera e propria violenza alla vita della democrazia parlamentare», «Vedranno i sorci verdi».

La stessa guerra all’interno di Fi, che divampa più incarognita che mai, è ora tutta combattuta sul fronte di «chi si oppone di più» all’ex amicone del Nazareno. Fitto organizza sui due piedi una conferenza stampa e chiede al partito di «uscire dall’ambiguità e chiarire la sua posizione. Noi voteremo contro e ci auguriamo che anche Fi dica la cosa più semplice». Cioè dica apertamente che voterà contro la riforma. Il primo a replicare è proprio Brunetta: «Fitto è rimasto indietro. Fi lo sta già facendo». Il capo ribelle ripete di «non aver nulla contro la leadership di Berlusconi, che tuttavia sta sbagliando». Conferma di non aver alcuna intenzione di togliere il disturbo da solo come molti, Berlusconi incluso, si augurano. Segue una raffica di anatemi rivolti al capo pugliese, con frequenti inviti ad alzare i tacchi.
Lo scontro è già tanto arroventato da far apparire la scissione quasi inevitabile, e tuttavia, in termini politici, è ormai una guerra poco giustificata e del tutto incomprensibile per la base forzista. Le posizioni di Berlusconi sono infatti oggi difficilmente distinguibili da quelle di Fitto.

In apparenza, la levata di scudi azzurra modifica di poco il quadro complessivo. Alla Camera la maggioranza di Renzi è salda. Al Senato, come spiega un dirigente del Pd, «i voti ci sono ma verranno fuori solo alla bisogna».

Nessun nuovo gruppo, almeno per ora, che si rischia di fare una figuraccia a metà strada tra Berlusconi, Scilipoti e Razzi, ma la certezza che, se necessario, i voti spunteranno fuori un po’ da ogni parte. Il salto di qualità è politico più che numerico. Con Fi, Renzi poteva vantare una vera maggioranza. Senza Fi dispone di una marea di deputati dovuti solo al premio di maggioranza ottenuto grazie alla presenza determinante di Sel ed è appoggiato da un partito nato dalla scissione azzurra ma privo di una base reale nel Paese. E’ un particolare di cui difficilmente potrà non tenere conto Mattarella, al quale i partiti dell’opposizione hanno chiesto un incontro che si svolgerà martedì.

La sfida, oltre tutto, rischia di farsi molto più acerrima quando dalla riforma istituzionale si passerà, nei prossimi mesi, alla legge elettorale. Quando Brunetta definisce l’Italicum «autoritario», lancia un segnale per Renzi allarmante. Senza il voto azzurro, o senza una resa senza condizioni della sinistra Pd, la legge verrà modificata alla Camera. A quel punto dovrà tornare al Senato, dove ogni agguato è possibile. Senza l’Italicum l’arma principale di cui dispone Renzi, cioè la minaccia delle elezioni anticipare, è spuntata. Si dovrebbe infatti andare alle urne col consultellum, ipotesi che non spaventa affatto Berlusconi, dal momento che quella legge renderebbe inevitabile la grande coalizione. «Se Renzi vuole votare, votiamo col consultellum e poi vediamo», dichiara infatti agli intimi un bellicoso ex Cavaliere.

Nel giro di pochi giorni, dunque, scopriremo se la scelta di rompere il patto del Nazareno per eleggere un presidente non asservito come Mattarella è stato o no un buon affare per il giocatore d’azzardo di palazzo Chigi.

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