Domani a Rimini ci sarà l’annuale adunata degli alpini, ma non è questa la festa nazionale del corpo di montagna perché una legge promulgata ieri dal presidente Mattarella ha fissato la ricorrenza (aggiuntiva) al 26 gennaio. Data della battaglia di Nikolajevska, tappa del ritiro delle forze di aggressione nazi fascista dall’Urss nel 1943.

C’erano state molte polemiche, quasi tutte successive all’approvazione all’unanimità (nessun contrario, un astenuto) il 5 aprile scorso in senato della legge che istituisce la giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino. Il 26 gennaio, appunto, il giorno prima in cui in tutto il mondo (Italia compresa) si celebra la memoria dell’Olocausto. Molti storici e non solo (anche sulle pagine di questo giornale) hanno evidenziato la gravità di una simile decisione, invitando il presidente della Repubblica a non promulgare la legge. C’è stato anche un appello di Alpini contro questa «festa». Ma il presidente della Repubblica ha firmato ieri, accompagnando la firma con una lettera al presidente del Consiglio. A provocare qualche perplessità nel capo dello Stato non è stata tanto la data scelta per la ricorrenza, ma il fatto stesso che per il corpo degli alpini sia stata scelta una giornata speciale, dedicata.

Generale Mario Buscemi
Il sacrificio dei tanti caduti nell’adempimento del dovere merita di essere parimenti riconosciuto a tutti i combattenti, siano essi di pianura o di montagna, del nord o del sud

«Quella appena promulgata – ha fatto notare Mattarella a Draghi – risulta essere l’unica legge che preveda una giornata in onore di un corpo militare. Non vi sono difatti, ad oggi, giornate dedicate dalla legge alle Forze Armate nel loro complesso, alle singole Forze armate o a singole Armi, Corpi o specialità di cui sono composte». D’altra parte c’è già la festa del 4 novembre, che nell’anniversario dell’armistizio del 1918 celebra l’unità nazionale e le Forze armate. Mattarella due settimane fa ha ascoltato il presidente della associazioni d’Arma, il generale Buscemi, raccomandare che i meriti siano «parimenti riconosciuti a tutti i combattenti, siano essi di pianura o di montagna, del nord o del sud». E così nella lettera a Draghi ha segnalato il rischio di «una frammentazione della memoria e della riconoscenza». Quindi ha chiesto al governo che «venga avviata una sollecita riflessione per una adeguata e organica disciplina legislativa relativa alle celebrazioni delle nostre Forze Armate».