È a Milano per celebrare il 150esimo anniversario della morte di Alessandro Manzoni, ma il presidente della Repubblica punta dritto al presente. Le parole che sceglie sono un richiamo non equivocabile, una smentita alle tesi ripetutamente proposte da più di un ministro del governo Meloni. Parla Mattarella del «Manzoni civile», e dice: «Nella sua visione è la persona, in quanto figlia di Dio, e non la stirpe, l’appartenenza a un gruppo etnico o a una comunità nazionale, a essere destinataria di diritti universali, di tutela e protezione. È l’uomo in quanto tale, non solo in quanto appartenente a una nazione, in quanto cittadino, a essere portatore di dignità e di diritti».

I termini citati per essere negati sono due: «Gruppo etnico» e «nazione». Il primo è quello al quale è ricorso ancora recentemente il ministro del sovranismo alimentare Lollobrigida, si suppone dopo averci a lungo pensato perché già travolto dalle polemiche sulla «sostituzione etnica». «Non esiste una razza italiana», ha voluto poi concedere il ministro-cognato, «esiste però un’etnia italiana da tutelare». Mattarella gli oppone Manzoni e, non a caso, l’arcicattolico Manzoni che, ricorda il presidente, Gramsci criticava per il suo «paternalismo» e «presunto moderatismo». In risposta Lollobrigida si rifugia nel silenzio: «Il presidente della Repubblica si ascolta, si rispetta e non si commenta». Ma Mattarella esclude anche che la «nazione», parola bandiera per Meloni, possa diventare il criterio per giustificare discriminazioni nel genere umano. È la visione che il presidente attribuisce a Manzoni e alla sua fede – «la persona in quanto figlia di Dio» – ma è la stessa visione che, laicamente, ispira la Costituzione repubblicana che ripetutamente parla di «diritti della persona» e anche di «persona umana», diritti universali a prescindere alla cittadinanza.

E infatti Mattarella aggiunge che «dall’idea manzoniana di libertà, giustizia, eguaglianza, solidarietà si può scorgere una anticipazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo del 1948 che individua la persona umana in sé, senza alcuna differenza, come soggetto portatore di diritti, sbarrando così la strada a nefaste concezioni di supremazia basate sulla razza, sull’appartenenza … concetti che sono espressamente alla base della nostra Costituzione».

Non basta, perché da Manzoni Mattarella trae un altro ammonimento, questo rivolto non solo al governo: «La Storia della Colonna infame ci ammonisce di quanto siano perniciosi gli umori delle folle anonime, i pregiudizi, gli stereotipi e di quali rischi si corrano quando i detentori del potere – politico, legislativo o giudiziario – si adoperino per compiacerli a ogni costo, cercando solo un effimero consenso».