Le università esprimono il «dissenso anche contro il potere» e sono libere di continuare a farlo. Tuttavia rinunciare alla collaborazione con altri atenei è sbagliato perché, se si rinuncia al dialogo anche con università di Paesi impegnati in crisi o conflitti, si rischia di aiutare il potere, «quello peggiore». Lo ha sostenuto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un discorso tenuto all’università di Trieste dove ieri ha ricevuto una laurea honoris causa in giurisprudenza insieme all’ex presidente sloveno Borut Pahor.

«Le università – ha detto Mattarella – sono sempre state luogo del libero dibattito, della critica e anche del dissenso nei confronti del potere. Dibattito, critica e dissenso collegati tra gli atenei di tutti i paesi, al di sopra dei confini e al di sopra dei contrasti tra gli stati. Se si recide questo collegamento, questo prezioso scambio di riflessioni, di collaborazioni, di esperienze, non si aiutano i diritti, non si aiuta la libertà né la pace, ma si indebolisce la forza del dibattito, della critica e del dissenso. Si aiuta il potere, quello peggiore, che ha sempre cercato di tenere isolate le università del proprio paese, di impedirne il collegamento con quelle oltre confine».

«Il mondo ha bisogno di pace, stabilità, progresso – ha aggiunto Mattarella – e l’Unione Europea è chiamata a dare risposte concrete alle aspirazioni di quei popoli che guardano al più imponente progetto di cooperazione concepito sulle macerie del secondo conflitto mondiale».

Il contesto del discorso di Mattarella è la guerra a Gaza, gli atti terroristici del 7 ottobre di Hamas ai danni degli israeliani e l’attuale strage dei palestinesi da parte dell’esercito israeliano. L’oggetto specifico del suo discorso è stata la contestazione studentesca, e dei ricercatori, contro i bandi della cooperazione scientifica italo-israeliana che può essere usata a fini militari e la campagna di boicottaggio che ha fatto pronunciare alcuni atenei in tal senso. Sullo sfondo c’è la critica crescente alla partecipazione di molti rettori alla fondazione Med-or/Leonardo. Secondo l’Osservatorio contro la militarizzazione di scuola e università l’ha definita «un esempio di come si dispiega l’intervento del complesso militare industriale nella società e nella cultura».