Visioni

Mati Diop, il mio viaggio a Dakar tra ‘Mille soli’

Mati Diop, il mio viaggio a Dakar tra ‘Mille soli’La regista, Mati Diop

Intervista La regista, racconta il film con cui ha vinto il Fid Marseille. Un omaggio amoroso e al presente a 'Touki Bouki', il capolavoro dello zio, Djibril Diop Mambety

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 17 luglio 2013

]Tutto comincia da un incontro, quello tra Mati Diop, attrice (35 Rhums di Claire Demnis), regista (Last Night; Snow Canon; Big Vietnam) e Magaye Niang, protagonista diTouki Bouki, esordio folgorante di Djibril Diop Mambety. La coincidenza non è casuale, Mati è la nipote di Djibril, suo padre Wassi Diop è un musicista – a lui si deve la musica di Hyenes, il film successivo di Diop Mambety – e il suo «African Dream» è un mix di sonorità che mischiamo pop e jazz col ritmo della musica senegalese. Lo stesso sincretismo trasversale che attraversa le immagini del fratello …
«É la nostra storia, un affare di famiglia» sorride Mati Diop sgranocchiando un pezzo di cioccolata. Ma è anche la storia di un’eredità, di una rottura, di una memoria in cui la dimensione delle storie personali si intreccia a quella della Storia collettiva.
Marsiglia, Fid 2013. Mati Diop è appena scena dal treno che l’ha portata in Provenza da Parigi, dove vive, e già corre da un’intervista all’altra. Minuta, lo sguardo vivace, rovescia la passione nelle parole. Mille Soleils ha vinto il festival (quando l’abbiamo incontrata non lo sapeva ancora), e conquistato subito con la sua leggerezza esplosiva insieme alla giuria tutto il pubblico del festival.
Seguendo la tracce di Touki Bouki, un capolavoro del cinema mondiale, e soprattutto il suo protagonista, Magaye Niang, Mati Diop torna a Dakar quarant’anni dopo (il film di Djibril è del 1973) in un viaggio nella memoria dei luoghi e delle persone declinato però al presente.
Racconta: «Volevo esprimere il mio punto di vista. Non ho mai pensato a Mille Soleils come a un film nostalgico o celebrativo. L’idea mi è venuta quando ho scoperto che Magaye Niang, il protagonista di Touki Bouki ha seguito la stessa traiettoria del suo personaggio, è rimasto a Dakar e ha continuato a lavorare con il bestiame. E poi ho seguito il mio desiderio di saperne di più su Djibril, su Touki Bouki, che ho scoperto essere un film molto autobiografico, e naturalmente è l’esperienza che più ha segnato Magaye Niang; lui mi diceva sempre: ’Sai è la nostra vita’ così faceva crescere la mia voglia di andare sulle tracce del film di Djibril, di ritrovare una memoria che è anche cinematografica, che racconta il nostro paese ed è una storia d’amore …

Magaye era Mory, il ragazzo che corre sulle strade di Dakar sulla moto con le corna di bufalo. Era un pastore ma la sua mandria era stata portata al mattatoio. Anta è una studentessa, capelli corti e abiti dandy, i due come disegnano «all’ultimo respiro» nuove traiettorie dell’immaginario, gangster e amanti sono ossessionati dal sogno di Parigi. Anta partirà per Marsiglia, Mory resterà a terra lasciandola sola. Dove ritrovare quei fili? Mati comincia come in un western con una ballata e le mucche che vanno al mattatoio. Magaye è un solitario, litiga con la moglie, con il giovane taxista che lo porta alla serata in omaggio a Djibril. Cosa è rimasto, cosa sarà, l’immaginario di rivolta è quello di chi scende in piazza per cacciare il presidente Wade, la sua canzone è un rap duro a tutto volume. Magaye vagabonda, insegue i ricordi, i conflitti, i sogni di un amore, Anta che vive in Alaska. Troverà le sue risposte nella neve bianca… Mati Diop tra rosso e blu raccoglie quell’eredità, mille soli, mille luci, la dolcezza di uno sguardo forte che sa rinnovarla.

In cosa hai cercato il presente nel film di Djibril?

Touki Bouki parla di politica, d’amore, dell’esilio, di cinema, di scelte, partire, restare. Sono argomenti sempre attuali che impongono una sfida di messinscena, e che io volevo mettere alla prova nella realtà di oggi. L’ho fatto mescolando documentario e finzione, ma avevo davanti una materia fantastica a livello di possibilità, e poi amo quei film che ti obbligano a trovare un dispositivo. Non volevo fare un secondo Touki Bouki ma volevo che il passato divenisse presente, cercando nel presente le tracce di quel film attraverso gli incontri, i momenti familiari che vi sono legati, mio padre è entrato a sua volta nella lavorazione … Non ho conosciuto Djibril, quando è morto, nel ’98, ero un’adolescente. Ma è stato meglio perché diversamente non so se sarei riuscita a trovare il mio sguardo in questa storia. La libertà era fondamentale.

Come avete lavorato con Magaye Niang?

C’è stata molta complicità anche se lui ha un carattere non facile. All’inizio avevo l’impressione di avere riaperto dei mondi in cui si era un po’ rinchiuso, ero arrivata lì, nel suo angolo di Dakar quasi a disturbarlo. Su certe cose abbiamo avuto un confronto anche molto violento, per esempio la telefonata che poi nel film ho ricostruito tra lui e Myriam Niang, che in Touki Bouki interpreta Anta, la sua ragazza che partirà da sola, è successa davvero. Magaye era furioso che io fossi lì, mi ha urlato di lasciarlo in pace … Era così anche quando parlavamo di cosa è successo dopo Touki Bouki. Ma io ho resisistito. Quando gli ho proposto di interpretare il suo personaggio è stato più semplice. Lui era molto felice, è un attore favoloso,

Quindi la preparazione di «Mille Soleils» è stata lunga?

Ho cominciato a lavorarci nel 2008, abbiamo registrato la conversazione al telefono con Myriam, che ho ripreso. È stato allora che ho iniziato a ripercorrere i luoghi di Touki Bouki per la prima volta. Ci sono tornata per l’omaggio a Diop Mambety, con la proiezione del film, anche questa è una scena che ho ricostruito in Mille Soleils.

Spiegaci meglio in che modo ha funzionato il rapporto tra documentario e finzione.

É stata la storia stessa a imporre  questo dispositivo. Solo così l’attore poteva seguire il personaggio del film di Djibril, e trovare le tracce della finzione nella realtà per potersene separare. Sono anche io attrice, so che la distanza del racconto rende le cose più fluide, è un po’ quello che ho vissuto per il mio personaggio in 35Rhums. Rielaborare il vissuto della preparazione ci ha permesso anche di cambiare, di approfondire, di improvvisare. Ti faccio un esempio: la scena in cui Magaye sale sul taxi e discute col conducente. Il ragazzo lo accusa di appartenere alla generazione di quelli che se ne sono andati mentre loro, lui e gli altri della sua generazione, vogliono rimanere in Senegal e lottare. Sapevo già che il film sarebbe finito dall’altra parte del mondo, tra le nevi dell’Alaska, e poi Magaye è uno che è rimasto a Dakar. Però solo fino a poco tempo fa una scena del genere era inimmaginabile, tutti i giovani pensavano solo a scappare. Dopo che Abdoulaye Wade è stato cacciato (l’attuale presidente del Senegal è Macky Sall eletto nel 2012,ndr) da un movimento di artisti, intellettuali, studenti che chiedeva elezioni democratiche, un po’ come è accaduto nelle primavere arabe, l’idea della democrazia è meno astratta. I ragazzi sentono di poter agire sulla politica. Così ho adattato la scena all’attualità, e ho trovato DIN che è un rapper e un militante, sono molto fiera che sia nel film.

Magaye è rimasto, Anta l’eroina di «Touki Bouki» è salita sulla nave verso l’Europa, tu vivi a Parigi e sei tornata in Senegal … Il movimento tra queste due sponde è anche quello del tuo film.

Personalmente sento di appartanere a entrambe le sponde, ma la questione dell’altrove è certamente centrale nel mio film. È una tematica che mi piace, fa parte della mia vita, e quello che è straordinario è, appunto, che solo cinque anni fa nessuno avrebbe rivendicato il suo essere là, in Senegal. Anche per questo sono contenta di aver girato Mille soleils adesso, il conflitto generazionale è più forte, i ragazzi sanno che non hanno bisogno di una scuola, di civilizzazione in Europa, e si rivolgono a tutti quelli che ancora coltivano l’idea di partire per fare, come dicono, uno «stage di civilzzazione» pensando di tornare trasformati.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento