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Massoni a 5 Stelle

Massoni a 5 Stelle

Grillini nella bufera Scoperti altri due parlamentari legati alla massoneria. E salgono a 14 i mancati rimborsi

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 16 febbraio 2018

Tra i (probabili) eletti sotto il simbolo del Movimento 5 Stelle ci sono altri due massoni. Piero Landi, candidato alla camera nel collegio uninominale lucchese della Gargafnana, e Bruno Azzerboni, aspirante senatore nel collegio calabrese, sono stati espulsi giusto ieri dal M5S. Con la formula ormai consueta, quella utilizzata per il candidato di Castellammare di Stabia Catello Vitiello. Secondo quanto rivelato dal Foglio, Landi sarebbe iscritto alla loggia Francesco Burlamacchi del Grande Oriente d’Italia, seppure «’in sonno’ dallo scorso 5 febbraio».

IL NOME di Azzerboni, docente di ingegneria elettrotecnica all’università di Messina, era già da qualche giorno al centro di polemiche. All’indomani della sua candidatura, alcuni attivisti pentastellati avevano denunciato la sua appartenenza al «Lions Club International- distretto 108YA Reggio Calabria Mediterraneo».« Da Grillo questi club sono stati definiti come massoneria bianca – spiegano ancora i grillini critici – Ma forse dopo la candidatura a sindaco di Cosenza del Cavaliere dell’Ordine del santo Sepolcro della Croce di Gerusalemme, e presidente del Rotary Club, questo tipo di massoneria è stata forse sdoganata». Il riferimento è quando due anni fa venne presentata la controversa candidatura sotto il simbolo del M5S di Gustavo Coscarelli al comune di Cosenza, a quanto pare gestita dal senatore (attualmente ricandidato) Nicola Morra.

Mentre continua a far fuori candidati che comunque in caso di elezione manterranno il loro seggio, Luigi Di Maio fa i conti con altre defezioni. Sono rotture che politicamente pesano molto di più di quelle collegate alle mancate restituzioni di parte dello stipendio (al momento 8, ma secondo le Iene almeno 14: nei prossimi giorni promettono ulteriori dettagli). Due giorni fa se n’era andato David Borrelli, considerato l’anello di congiunzione al nordest tra M5S e Lega, il tratto d’unione tra decrescita e impresa. Il minimo senso tattico prevedeva che la bandierina col suo nome non dovesse essere ammainata. Ma la forca caudina del doppio mandato incombe. Borrelli prima che parlamentare europeo era stato consigliere comunale, dunque tra dodici mesi la sua storia nelle istituzioni elettive sarebbe destinata ad esaurirsi. Ha provato a cercare qualche scappatoia, ma Di Maio non può permettersi alcuna deroga all’ultima regola rimasta in vigore: due mandati elettivi e poi a casa. È la stessa norme incombe sul candidato premier e colleghi, e che mette loro il sale sulla coda: al governo questa volta o mai più.

Dalla delegazione a 5 Stelle al parlamento Ue si apprende che sarebbe in procinto di abbandonare anche la sarda Giulia Moi. Lei e Borrelli, dicono fonti grilline, sono stati gli unici a non aver firmato la liberatoria chiesta dal M5S per controllare i versamenti.

LA PATTUGLIA pentastellata, seconda più numerosa del gruppo Efdd, si ridurrebbe così a 13 deputati. Davide Casaleggio prende atto dell’abbandono di Borrelli, considerato suo stretto collaboratore, e rinnova il board dell’associazione Rousseau. «Entrano come nuovi soci Pietro Dettori ed Enrica Sabatini che affiancheranno me e Massimo Bugani», annuncia. Sabatini è consigliera comunale a Pescara. Ormai da mesi affianca Casaleggio negli eventi formativi sul portale. Dettori lavora nelle retrovie, si diceva gestisse direttamente i post di Beppe Grillo, quando il suo blog coincideva con quello del M5S sotto l’egida della Casaleggio Associati. Proprio Grillo ieri si è fatto sentire. Il suo messaggio non sprizza ottimismo: «Non so chi vincerà le elezioni – dice Grillo – Abbiamo perso qualsiasi faro di moralità in questo Paese e se non ci sono sensi morali tornano sempre gli stessi. È più comodo. Arrivano da queste tombe mezze aperte, escono fuori e sono lì, ce li ritroviamo lì. Perché non dovrebbero votare Berlusconi?». Mentre il M5S combatte all’ultimo voto col centrodestra soprattutto al sud e mentre sul taxi grillino salgono alcuni personaggi destinati al gruppo misto e possibili oggetto della campagna acquisti di future maggioranze di governo, le parole di Grillo sembrano tutt’altro che casuali.

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