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Massive Attack: no, non è la nostalgia

Massive Attack: no, non è la nostalgia

Musica Per ricordare i vent'anni dello storico album Mezzanine, la band porta in tour uno show che è tutto meno che celebrativo. Ospite Elizabeth Fraser, angelica dei Cocteau Twins

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 10 febbraio 2019

Qualcuno, con una buona dose di cinismo, potrebbe obiettare che un tour celebrativo di un disco uscito un decennio – o due o anche tre – prima, non sia altro che, da un lato, un modo per nascondere una mancanza di nuove idee artistiche, e dall’altro, una buona occasione per rimpinguare le casse del gruppo o del cantante in questione. Forse. Ma a volte invece è solo la chance per rivivere, e far rivivere al pubblico di appassionati, qualcosa di fondamentale, magari addirittura irripetibile, sotto una nuova luce e una nuova prospettiva. E questo è, a nostro avviso, il caso di Mezzanine XX1, il tour che i Massive Attack hanno intrapreso per celebrare, appunto, il loro album più noto e amato, Mezzanine, uscito nel lontano 1998, e che ha toccato prima Milano – mercoledì scorso – e ieri sera Roma, prima di approdare, stasera, a Padova.

IN QUELL’ANNO, il 1998, Bristol era una delle capitali indiscusse della musica internazionale e anche dell’arte “popular”. Lì era nata, appena qualche anno prima, una scena denominata trip-hop di cui i maggiori esponenti erano proprio i Massive Attack, insieme a Tricky e ai Portishead, e da lì arrivavano anche alcuni degli street artist che ancora oggi caratterizzano le strade delle città, inglesi e non solo, come Inkie e Banksy, quest’ultimo legato, almeno a quanto le cronache “alternative” raccontano, proprio alla band di Teardrop (gira da tempo la voce che dietro a quello strano pseudonimo si celi proprio il leader del gruppo, Robert Del Naja).

A DIFFERENZA della street art, che è sempre più viva e rimane ancora oggi una delle forme di “protesta” pacifica più pungenti, il trip-hop è andato pian piano scomparendo dalle scene ma Mezzanine, a distanza di vent’anni, dimostra ancora una attualità incredibile, tanto nel sound, quanto nelle tematiche. Ma si sa, i Massive Attack sono una delle formazioni più attente agli scenari e ai cambiamenti politici, sociali, ambientali e culturali del mondo, cosa che appare in tutta la sua trasparenza proprio in questo live che abbiamo avuto la possibilità di seguire ieri sera al Palazzo dello Sport di Roma – tutto esaurito per l’occasione – e che, come detto, stasera chiuderà la sua parantesi italiana a Padova.

IL CONCERTO, un’ora e quaranta minuti filati, senza pause e senza bis, si snoda solo ed esclusivamente su quello che è da tutti considerato il loro “manifesto” programmatico, e ripercorre tutti i brani inseriti nell’album inframezzati da cover, alcune delle quali – non tutte – hanno un legame con il disco, essendo state campionate in alcune delle canzoni che qui si riascoltano, a partire da I Found a Reason dei Velvet Underground a 10:15 Saturday Night dei Cure, per passare a una versione acidissima di Bela Lugosi’s Dead dei Bauhaus (per inciso, decisamente migliore di quella proposta pochi mesi fa proprio dalla band di Peter Murphy) e a quella delicatissima di uno dei brani più belli di Pete Seeger, Where Have All the Flowers Gone?, affidata alla voce d’angelo di Elizabeth Fraser. Già perché i guest vocalist che apparivano su Mezzanine, la cantante dei Cocteau Twins e il reggaeman Horace Andy, salgono a più riprese sul palco alternandosi alle parti vocali con Robert Del Naja e Daddy G.

E DAL PALCO vengono rimandate le immagini e le scritte che danno il senso dell’operazione Mezzanine XX1, video in cui si riconoscono personaggi chiave di fine millennio come Tony Blair, ma anche della storia recentissima, come Donald Trump (subissato di fischi da parte del pubblico), e in cui si leggono slogan che hanno caratterizzato la politica internazionale degli ultimi vent’anni e non solo, ma, soprattutto, la loro visione del mondo che verrà, un mondo che va riscostruito dalle basi e di cui ci si deve riappropriare.

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