In una di quelle feste paesane del sud dove si possono comprare fragranti torroni dolcissimi o giocare d’azzardo con un primitivo bilanciere da ruota della fortuna, c’era sempre un suonatore ambulante, custodia aperta a raccogliere le offerte degli spettatori che chiedevano questa o quella storia, spesso in dialetto, mettendo alla prova memoria e abilità dello one-man-band. Così i brani, stracolmi di espressioni insolite, ora liriche ora gergali, diventavano Canzuni, il titolo scelto da Massimo Ferrante, musicista calabrese che ha lavorato a lungo con Daniele Sepe e i Zezi, prima di girare con un suo gruppo per anni e incidere vari...