Mas, l’esperienza del Modern Apulian Style per ricucire le ferite di Taranto
L'altra città Un piccolo gruppo di ricerca che riunisce menti creative, nel tentativo di rompere i limiti di una discussione Ilva-centrica
L'altra città Un piccolo gruppo di ricerca che riunisce menti creative, nel tentativo di rompere i limiti di una discussione Ilva-centrica
Oggi il dibattito su Taranto si concentra sul cercare un giusto equilibrio tra sostenibilità sociale, ambientale ed economica. E mentre in Italia tutti sentono il diritto di esprimere il proprio giudizio sulla «questione Taranto», molti localmente lavorano – in modo concreto – sulla «riabilitazione di un corpo ferito». Ma la riabilitazione non può che nascere da un dialogo e da un confronto costruttivo.
È DA QUESTO CONSIDERARE un problema come una potenziale opportunità di crescita che nasce a Taranto l’esperienza di Mas – Modern Apulian Style, un piccolo laboratorio di ricerca in cui si sono riunite varie menti creative provenienti da diversi campi di studio: architettura, ingegneria, urbanistica, design e arte. Dunque, proprio a Taranto, un nucleo di giovani con grandi ambizioni locali e globali, si è riunito per cercare di imporsi come piccola industria creativa e culturale da contrapporre a quella più famosa del siderurgico, ma con propositi di dialogo costruttivo e mai di scontro anche con quest’ultima.
MAS OPERA sul territorio concretamente provando ad innescare processi di rigenerazione e riqualificazione di luoghi degradati o abbandonati della città-territorio, per avviare processi virtuosi di riconversione sociale e culturale prima che ambientale. Proprio dall’idea di dialogo nasce il Mas week, Festival di architettura, design e arte di Taranto, con cui rompere i limiti di una discussione Ilva-centrica cercando di costruire un contesto stringente che circoscriva e limiti l’area industriale, mentalmente e fisicamente.
Spostare l’attenzione sulla costruzione e ricostruzione di una identità culturale che attraverso una nuova visione abbia ripercussioni positive sui diversi aspetti della vita e dell’economia della città e della provincia. Un nuovo stile pugliese dunque, animato dai principi della tradizione, dell’innovazione e dell’ecosostenibilità che suggerisce la costruzione di una «rete» stabile, tra istituzioni, centri di ricerca, università e imprese per favorire uno sviluppo economico nuovo, esaltando le eccellenze del territorio, incentivando l’occupazione e migliorando la qualità della vita.
DA TRE ANNI Mas porta a Taranto grandi nomi dell’architettura contemporanea e intellettuali che hanno cominciato a scrivere, insieme a Mas e alla «rete» che si sta man mano consolidando, una nuova visione di futuro fatto di «bellezza». Taranto «è un territorio fiero delle proprie radici e della propria storia millenaria, che ha dato i natali ad Archita, Aristosseno e Leonida, ha ospitato Pitagora. Il territorio fu amato da Orazio e da Virgilio, ha dato i natali al musicista Giovanni Paisiello, al poeta Raffaele Carrieri, agli artisti Carrino e Spagnulo, fu crocevia dell’arte e della cultura moderna, da Quasimodo a Brandi, da Ungaretti a Alda Merini. Per non dimenticare Pasolini che, nel lontano ’59, affermò che ’a Taranto, è come vivere nell’interno di una conchiglia, di un’ostrica aperta’».
È così che descrive la propria città l’artista Giulio De Mitri. C’è una Taranto che emigra, c’è una Taranto ferita, ma c’è anche una città che reagisce, che è incredibilmente unica e fa cose uniche.
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