Visioni

Martin Scorsese, «il cinema si evolve ma racconta sempre emozioni»

Martin Scorsese a TorinoMartin Scorsese a Torino – foto Ansa

Cinema Incontro con il regista statunitense, a Torino per un omaggio. La tecnologia, il futuro, i restauri

Pubblicato un giorno faEdizione del 8 ottobre 2024

Non si parlava quasi d’altro in questi giorni a Torino, non solo tra chi si occupa di cinema, ma anche nei bar, incontrando qualcuno per strada che chiedeva informazioni. Martin Scorsese ha monopolizzato l’attenzione per la sua venuta nel capoluogo piemontese ospite del Museo Nazionale del Cinema per una due giorni in suo onore. Consegna del premio Stella della Mole ieri sera con tanto di tappeto rosso e tenuta di gala e masterclass oggi pomeriggio. Poi, dall’11 al 13 ottobre, un omaggio al cinema Massimo con la proiezione di alcuni suoi film. A precedere il tutto, una conferenza stampa affollata che, infine, non ha permesso a tutti giornalisti di poter porre le proprie domande a causa del tempo ristretto.

CI SAREBBE piaciuto chiedere a Scorsese cosa ne pensasse oggi di The Big Shave (uno dei titoli inseriti nella rassegna), il suo capolavoro del 1967 che in sei minuti si poneva come un urlo contro la guerra in Vietnam e che di questi tempi assume ancora un’attualità enorme di fronte ad altre guerre. O di Stan Brakhage, che dichiarò essere uno dei suoi autori di riferimento. Si è parlato invece di argomenti più «classici» pur se inerenti tutto il suo percorso artistico: l’importanza della conservazione dei film, i nuovi progetti per ora interrotti («ma non intendo dire arrivederci al cinema, voglio continuare ad avere la forza e i soldi per farli», risponde a proposito del lavoro su Frank Sinatra, al momento rimandato, e di quello su Gesù cui sta invece lavorando), il rapporto con le piattaforme digitali che gli hanno permesso di realizzare i suoi film più recenti e di conseguenza il suo pensiero sulle mutazioni che stanno affrontando le immagini in movimento.

Il ruolo della World Cinema Foundation è centrale nel suo intervento e la sua passione per il recupero di pellicole storiche dal degrado, prevedendone il restauro e una nuova visibilità, la si nota dal tono della voce, dal volto che si illumina. «Andavo a vedere film e notavo che trovare delle buone copie era difficile – spiega – tutto è iniziato da lì, salvare quelle tante opere che altrimenti sarebbero andate perdute e che rappresentavano la nostra storia da preservare. Erano gli albori degli anni Settanta. Andai in pellegrinaggio da una sala all’altra e così, nel 1990, con altri cineasti, creai la fondazione facendo in modo che gli archivisti incontrassero gli studios. Bisogna mantenere questa responsabilità per il futuro e guardare a opere cinematografiche storiche da restaurare che provengono da tutto il mondo».

IN QUESTO PERIODO, Scorsese è in Italia. È anche stato in Sicilia, e vi tornerà, per seguire un progetto di archeologia marina: «Sono affascinato dagli scavi archeologici, dobbiamo prenderci il tempo necessario per mettere insieme le informazioni al fine di capire da dove arriviamo».

Il protocollo della conferenza stampa non prevedeva domande politiche, ma a un certo punto, parlando di Gangs of New York e di uno dei protagonisti – chiamato Bill il macellaio (era interpretato da Daniel Day-Lewis) – il regista di Toro scatenato fa un accenno tra gli Stati uniti del passato, la nascita di un Paese, l’emigrazione irlandese, e quelli odierni: «Le bande criminali di quel film ci sono di nuovo, potrebbero tornare tra poco, si tratta di scegliere tra democrazia o la fine di un esperimento».

Sono finito su TikTok per via di mia figlia. Ho 82 anni. E se facessi anch’io qualcosa di simile? Siamo di fronte a strumenti infinitiMartin Scorsese

Non ha paura, Scorsese, ad allargare lo sguardo sulle nuove forme di comunicazione e, quindi, sul cinema del presente e che verrà. «Il cinema si sta evolvendo verso nuove direzioni, ma sempre per raccontare storie e condividere emozioni – riflette – è fondamentale rispettarsi nel condividere opinioni diverse. Ci sono i nuovi schermi dei tablet, dei cellulari, e l’intelligenza artificiale porterà ancora altre variazioni che ci possono sembrare fantascientifiche. Magari attraverso un chip inserito nel tuo corpo potrai vedere l’Orlando furioso o l’Amleto. Si tratta sempre di una questione di conoscenza e di vedere gli aspetti positivi della civiltà, non demolirli. Sono finito su TikTok per via di mia figlia. Ho 82 anni. E se facessi anch’io qualcosa di simile? Siamo di fronte a strumenti infiniti».

COSÌ, anche le piattaforme non sono per Scorsese un tabù: «Ho prodotto prima la serie Boardwalk Empire, dirigendo anche l’episodio pilota, e poi Netflix mi ha permesso di girare film molto costosi, penso a The Irishman, in cui si adottavano delle tecniche dispendiose. La passione di narrare una storia avvicina i progetti e spettatori differenti. Esiste un pubblico che vede i film a casa sua. Certo, la visione in sala di The Irishman o Killers of the Flower Moon è un’altra cosa, ma mi chiedo se adesso sia possibile trasferire al cinema questo tipo di storie data anche la loro lunghezza. Ci sono pubblici diversi ai quali rivolgersi. Ma l’amore per quest’arte non mi abbandona mai».

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