«Mi piacerebbe avere uno studio mobile per poter lavorare e viaggiare contemporaneamente. Da ragazza amavo spostare ogni cosa, anche le più pesanti. Nella mia camera c’era l’intero universo che spesso prendeva nuove forme. Spostavo i mobili da una parete all’altra, li facevo ruotare, li facevo viaggiare nel mio spazio. Usavo la tecnica dell’acqua e sapone sul pavimento e spingevo con forza. A volte capitava che tutto tornasse com’era ma, nel frattempo, quel che sicuramente era mutato era il mio sguardo». COSÌ L’ARTISTA NAPOLETANA Marisa Albanese, scomparsa qualche giorno fa nella sua città natale, riassume ciò che fin dagli inizi della...