Mario Turco, vicepresidente M5S: «Draghi cambi il decreto Aiuti»
Intervista Mario Turco, vicepresidente M5S: «In Senato ci aspettiamo interventi sul superbonus, altrimenti potremmo non votare la fiducia»
Intervista Mario Turco, vicepresidente M5S: «In Senato ci aspettiamo interventi sul superbonus, altrimenti potremmo non votare la fiducia»
Mario Turco, senatore pugliese e vicepresidente del M5S, è considerato un fedelissimo di Giuseppe Conte.
Senatore, come andrà a finire lo scontro tra voi e il presidente Draghi?
Al premier abbiamo ribadito la nostra sofferenza, che è quella degli italiani. Già da marzo, in occasione del primo incontro con il presidente Draghi, avevamo detto al governo che le misure contro l’inflazione e il caro energia non erano sufficienti per affrontare un’emergenza che già si manifestava nella sua gravità.
Il documento in 9 punti che il presidente Conte ha portato a palazzo Chigi è un vero piano di emergenza che propone alcune delle soluzioni ai problemi di cittadini e imprese. Su questi punti attendiamo risposte concrete e risolutive, nel segno della discontinuità, da parte del presidente del consiglio.
Discontinuità cosa vuol dire precisamente?
Significa che su giustizia sociale, equità e transizione ecologica ci aspettiamo un vero cambiamento di rotta.
Penso al salario minimo legale, alla riduzione del cuneo fiscale, ad aiuti straordinari a favore di famiglie fragili e di imprese in crisi di liquidità, utilizzando il tesoretto delle maggiori entrate fiscali e lo scostamento di bilancio.
È necessario con urgenza prevedere nuovi meccanismi di adeguamento dei salari al costo della vita e una fiscalità di svantaggio per chi utilizza contratti precari.
La settimana prossima il decreto aiuti sarà in Senato. Come vi comporterete?
Ci aspettiamo nelle prossime settimane segnali immediati. Ci sono emergenze che meritano soluzioni, come il superbonus e l’eccessiva speculazione su energia e cibo.
Ci sono miliardi di crediti incagliati che danneggiano i cittadini e possono portare alla chiusura di migliaia di imprese. C’è un ingiustificato aumento dei prezzi di molte materie prime che rischia di mettere in crisi l’intera economia. C’è una recessione da evitare.
Volete che il decreto sia modificato?
Se ci fossero i tempi sarebbe un importante segnale. Sarà difficile, ma vediamo cosa accade nei prossimi giorni.
Se invece si votasse la fiducia sul testo uscito dalla Camera?
Faremo le nostre valutazioni nelle sedi opportune e prenderemo le nostre decisioni. Ricordo solo che la nostra delegazione non votò il provvedimento in consiglio dei ministri.
Ma ripeto: sulle nostre proposte sul superbonus ci aspettiamo un primo segnale di discontinuità da parte del presidente Draghi.
Insisto, se non ci saranno risposte positive sul decreto aiuti?
Sarà difficile che arriveranno visti i tempi ristretti di conversione del decreto. Sarebbe importante che arrivassero riscontri concreti alle nostre richieste nei prossimi provvedimenti del governo. Il Paese non può attendere, dopodiché faremo le dovute valutazioni.
Perché nei vostri 9 punti non c’è l’invio di armi all’Ucraina?
Il documento affronta le principali e attuali emergenze economico-sociali. Sulle armi la nostra posizione non cambia: bisogna lavorare soprattutto sul terreno diplomatico. E continueremo a chiedere che ogni nuovo invio passi da una discussione in Parlamento.
In realtà la mozione votata anche da voi prima dell’ultimo consiglio Ue non prevede passaggi ulteriori rispetto al Copasir.
Per noi non basta, le Camere ne devono discutere in modo trasparente e consentire così di informare i cittadini.
Cosa davvero non funziona in questo governo?
Su inflazione e caro energia non ci sono state risposte risolutive e strutturali, ma solo temporanee, risultate insufficienti.
Contro il caro energia abbiamo proposto l’introduzione dei prezzi amministrati, sul modello di Spagna e Portogallo. Bisogna combattere l’eccessiva speculazione finanziaria su energia e generi alimentari con maggiori controlli, nuova regolamentazione e provvedimenti fiscali di svantaggio. Finora si sono spesi 35 miliardi senza ottenere veri risultati.
Il governo si è battuto in Europa sul tetto al prezzo del gas.
Abbiamo perso già tempo e speriamo di avere risposte immediate. Sempre se arriveranno. La situazione è destinata a peggiorare. A ottobre rischiamo una carneficina sociale. In attesa dell’Ue l’Italia può muoversi autonomamente.
Farete cadere il governo?
L’esecutivo ha ragione di esistere se dà soluzioni alle emergenze. Del resto, è nato come governo di emergenza. Non mi auguro che cada, ma che dia le risposte giuste.
Il Pd minaccia di rompere l’alleanza coi voi se togliete il sostegno a Draghi.
Io credo che l’alleanza non sia a rischio, ma si deve basare sui contenuti. E i nostri 9 punti sono punti fondanti per un fronte progressista.
Se il Pd non li sostiene allora è chiaro che l’alleanza perde la base su cui fondarsi. E sarebbe il Pd a dover spiegare perché rompe la coalizione su temi così sentiti.
Noi siamo responsabili e crediamo in questa alleanza, per questo ci attendiamo massimo sostegno dai dem sulle nostre proposte.
Di Maio vi accusa di fare un favore a Putin se uscirete dalla maggioranza.
Le nostre posizioni a favore della Nato e contro l’aggressione russa all’Ucraina sono state sempre chiare. Le parole del ministro lasciano il tempo che trovano.
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