A dieci anni dal terremoto dell’Aquila, Saverio La Ruina torna con il suo ultimo spettacolo nella tendopoli degli sfollati, in quei giorni di crolli e disperazione, per proporre il tema dell’incontro con l’altro, lo sconosciuto. Due uomini, un cristiano attempato e un giovane musulmano condividono lo spazio di una tenda, in un clima di ostentata insofferenza del primo, autoctono di quella zona devastata, verso lo straniero tunisino che prega compiendo esercizi ginnici, digiuna per il mese di Ramadam, non mangia carne di maiale. La ricerca in sottrazione di La Ruina per un’espressione minimale approda in questo Mario e Saleh (fresco...