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Marino resiste al pressing di Renzi, ma alla fine non potrà restare

Marino resiste al pressing di Renzi, ma alla fine non potrà restareIl presidente del Pd Matteo Orfini, commissario del Pd di Roma

Democrack Il braccio di ferro sulla Capitale in attesa della relazione del prefetto Gabrielli. Intanto il commissario Orfini viene messo sotto scorta

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 23 giugno 2015

Nella guerra di nervi fra Matteo Renzi e Ignazio Marino, il week end sembrerebbe aver consegnato la vittoria del match al sindaco di Roma, che domenica sera alla festa del Pd romano ha segnato un punto a suo vantaggio: applausi, scene di tifoseria della mitica base, quasi tutta la giunta schierata accanto al palco in assetto di sostegno, almeno apparente. Applausi al sindaco anche dall’uomo che più si è sbilanciato a criticare le «battute» del premier contro Marino: il commissario Matteo Orfini. Che da tre giorni è sotto scorta: l’ha deciso la prefettura di Roma dopo «segnali» legati alle vicende Mafia Capitale. Il suo lavoro di rinnovamento del partito avrà una svolta a giorni, quando renderà operative le nuove regole per i circoli, nel frattempo in rivolta contro la «black list» di Fabrizio Barca.
Ma, aldilà della guerriglia romana, per il Nazareno sono giorni di attesa. Si aspetta la relazione del prefetto Gabrielli che non proporrà al governo lo scioglimento del Campidoglio per mafia ma sarà – secondo i boatos – molto severa sull’amministrazione. A quel punto, scommette il presidente del consiglio, anche per il Marino con l’elmetto e sacchi di sabbia in Campidoglio che va in scena in questi giorni, sarà impossibile non capitolare.

Renzi a Roma sta incontrando più resistenze di quelle che immaginava. Eppure a chi parla con lui in queste ore assicura che la sorte di Marino è segnata: questione di giorni. Ieri l’assessore Improta, uomo chiave della giunta, ha confermato le sue imminenti dimissioni. Più che una scelta da «renziano», cioè presa per ragioni di posizionamento politico, si tratterebbe di una scelta da responsabile del compimento dei lavori della ’famigerata’ Metro C che negli ultimi mesi sarebbe stata «attenzionata» dai magistrati. L’esito delle indagini potrebbe presto essere rese pubblico.
In ogni caso in settimana potrebbe arrivare qualche defezione di peso: l’assessora al bilancio Silvia Scozzese, ’pizzicata’ in ripetuti sfoghi contro il sindaco. Marino domenica l’ha platealmente elogiata davanti ai militanti: per cercare di tenerla con sé. E comunque sarà complicato per il sindaco effettuare un rimpasto di giunta di buon livello: in una situazione così incerta, difficile trovare qualcuno che accetti di entrare in un esecutivo a scadenza. Eppure ieri l’incontro fra primo cittadino e maggioranza, trasmesso via streaming in perfetto stile renziano, è andato bene. Il dissenso di Sel, che negli ultimi giorni si è interrogata se smarcarsi o no dalla giunta (ma Vendola è sempre rimasto al fianco di Marino) è rientrato. Almeno per ora. Oggi all’inaugurazione della festa del partito dello storico quartiere Garbatella arriverà proprio il sindaco a discutere con il consigliere Gianluca Peciola e con Paolo Cento (il confronto sarà moderato da Eleonora Martini del manifesto). «Serve un patto con i romani per salvare la città, praticando innovazione e discontinuità», dice Massimiliano Smeriglio, il vice di Zingaretti che per la regione è incaricato di seguire il Giubileo. «Mettere al centro Giubileo e piccole opere di quartiere. Noi ci stiamo, ma il tema è: il Pd ci sta? Renzi sostiene lo sforzo di rinnovamento della città? Se sì, dia un segno tangibile sbloccando fondi per il Giubileo e la smettano con le dichiarazioni irresponsabili e furbe. O ci sta, o abbia il coraggio di staccare la spina».

Tutto dipende dal premier-segretario, insomma. Per questo anche la sinistra Pd è tentata di sostenere il sindaco di Roma ora che da renziano di ferro si è trasformato nella bandiera della resistenza ai diktat del Nazareno. Come Roberto Speranza, leader dei (pochi) bersaniani irriducibili al renzismo: «Il Pd deve avere un atteggiamento di totale chiarezza, siamo maggioranza, governiamo la città di Roma: non possiamo sostenere o non sostenere. Ho visto una dichiarazione del presidente del Consiglio, leader del Pd, che sembrava smentire sia il commissario Orfini che il sindaco. Abbiamo bisogno di parlarci con chiarezza». Anche Rosy Bindi, che qualche giorno fa aveva dato per auspicabili le dimissioni di Marino, ha cambiato tono: «Vedremo la relazione del prefetto, dopodiché sarà il sindaco a prendere le sue decisioni». La scommessa della minoranza è che stavolta Renzi debba fare buon viso a cattiva sorte. La certezza dei renziani è che, con le buone o con le cattive, Marino non resterà al suo posto.

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