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Marino abbraccia Rosi e aspetta il Viminale

Marino abbraccia Rosi e aspetta il ViminaleRoma, piazza del Campidoglio

Roma Arrestati due latitanti di Mafia Capitale

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 24 luglio 2015

In Campidoglio è sempre aperta la partita della «fase-2» della giunta Marino. Sembrerebbe farsi strada Marco Causi (deputato Pd, assessore al bilancio ai tempi di Veltroni) come nuovo vice sindaco, in sostituzione del dimissionario Luigi Nieri (che era in quota Sel).

Tuttavia, il «rimpasto» potrebbe allargarsi fino a cinque nuovi assessori. Questione di giorni (e di trattative aperte nel Pd e nel centrosinistra). Che s’intreccia però con le conseguenze prodotte dall’inchiesta «Mafia Capitale», che ieri ha registrato due nuovi arresti effettuati nella Repubblica Dominicana.

Sintomatico il casuale faccia a faccia a palazzo San Macuto tra il sindaco e Rosi Bindi, presidente della commissione antimafia. Si sono abbracciati, quasi a voler immortalare anche una sintonia. Marino aveva appena concluso l’audizione nella commissione d’inchiesta sul sistema d’accoglienza dei migranti. Bindi mercoledì aveva indicato la terza via: «A Roma, serve una sorta di tutoraggio e di assistenza dello Stato all’ente locale senza che debba essere sciolto e commissariato». Comunque Marino – dopo l’affettuoso incontro con Bindi – ha evitato commenti sul futuro del Campidoglio, «fino a quando non si esprimerà un altro serio e rigoroso servitore dello Stato come Alfano».
Proprio ieri mattina era arrivata la notizia che l’Interpol aveva arrestato Massimo Perazza e Andrea D’Aloja, due dei ricercati nell’ambito dell’inchiesta « Mafia Capitale». Erano latitanti da dicembre e si erano rifugiati ai Caraibi. Eseguito il mandato di cattura internazionale, i due sono stati prima trasferiti a Santo Domingo e poi espulsi con conseguente estradizione in Italia.

Perazza e D’Aloja devono rispondere dell’accusa di frode nelle pubbliche forniture. In sostanza, avevano architettato un sistema di falsi rifornimenti alla nave cisterna «Victory I», che in realtà era già affondata nell’Oceano Atlantico.
All’inizio dell’inchiesta erano emersi i contatti di Perazza (detto «Massimo il romanista»), con Roberto Lacopo, legato a sua volta a Massimo Carminati. Tutti coinvolti nell’operazione «Ghost ship» della Guardia di finanza. Perazza e D’Aloja (titolari rispettivamente di Global Chemical Broker e di Abac Petroli) potevano contare su alcuni ufficiali e sottufficiali della Marina militare per la truffa che ha provocato 7,5 milioni di danni all’erario. Sbarcati nel pomeriggio a Fiumicino i due sono già detenuti a Regina Coeli. Il gip Alessandro Arturi lavorava alle pratiche indispensabili a sottoporli già oggi all’interrogatorio di garanzia.

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