Marinella Pirelli, dalle marionette all’arte cinetica
Mostre Al Museo del Novecento di Milano, una rassegna visitabile fino al 25 agosto rende giustizia a questa artista appartata e ai suoi film politici come «Narciso»
Mostre Al Museo del Novecento di Milano, una rassegna visitabile fino al 25 agosto rende giustizia a questa artista appartata e ai suoi film politici come «Narciso»
A ventitré anni Marinella Pirelli (1925-2009) di cognome fa ancora Marinelli e illustra un libro di botanica per la casa editrice Vallecchi. Con i soldi guadagnati si trasferisce a Milano. Lascia il Veneto, Belluno, dove aveva avuto già modo di entrare in contatto con il mondo dell’arte e del cinema frequentando lo studio del pittore Romano Conversano. È lì che incrocia Emilio Vedova. C’è anche Rodolfo Sonego, e i due si fidanzano. Lui all’epoca disegna «montagne e montagne di disegni… Anatomie di animali… Cavalli, cavalli, cavalli… e ritratti di gente… e paesi… piazze di paesi in festa… cavalli imbizzarriti… cavalli scavezzati…», ricorda lei nel libro curato da Tatti Sanguineti, Il cervello di Alberto Sordi. Dunque lei disegna piante, lui animali.
Poi qualcuno trova i racconti di guerra di Sonego molto comici. Glieli fa mettere su carta e lui si ritrova improvvisamente a Roma. Lei invece è a Milano: disegna costumi e scene per la compagnia di teatro «ll Carrozzone» di Fantasio Piccoli. Si sposta a Roma, ritrova Sonego, ma soprattutto il mondo romano dell’arte. Incontra Giovanni Pirelli, si sposa, si trasferisce prima in Val d’Aosta e poi nel 1963 a Varese. Ha iniziato a realizzare piccoli film a passo uno, Gioco di dama (1961-63) e Pinca e Palonca (1963). Il primo accoglie toni cromatici, forme geometriche su cui si muove una marionetta. Oltre a questo, una distesa rossa di papaveri, filmata dal vero. Marinella Pirelli ha sempre avuto una passione per gli elementi naturali, la loro instabilità causata dalla mobilità della luce. In maniera schiva, inizia a raccontare questa instabilità degli elementi. I giochi di luce
Sonego è ormai lontano, racconta le storie di un rompiscatole romano (Sordi); lei invece è restata fedele alla sua giovinezza: il cinema, le immagini in movimento, possono rendere palpabile tutta la sensibilità con cui osservava la neve, il sole, il colore di un fiore. Si tiene ai margini del cinema industriale, ma pure dalla Cooperativa Cinema Indipendente. Frequenta galleristi, Carla Lonzi, e viene il dubbio che sia grazie a lei che Marinella Pirelli inizi a filmarsi: ne usciranno alcuni film di forte impatto politico, Narciso, film esperienza (1966-67) e Doppio autoritratto (1973-74), che segna anche la fine della sua parabola cinematografica. Il marito, Giovanni Pirelli, muore nel 1973 in un incidente stradale.
Luce. Movimento. Il cinema sperimentale di Marinella Pirelli è il titolo della bella mostra (fino al 25 agosto) al Museo del Novecento, che rende finalmente giustizia a questa artista appartata. Curata con attenzione e passione da Lucia Aspesi e Iolanda Ratti (catalogo Electa impeccabile), l’esposizione coglie ogni aspetto del lavoro di Pirelli. Le marionette, la passione per l’arte cinetica (Luce Movimento, del 1967), tutte le gradazioni e le sfumature cromatiche di petali o del cielo, gli sbalzi di luce, i flash e la linea prospettica dei raggi del sole, colti in negativo, nel film che apre la mostra Appropriazione, a propria azione, azione propria sole in mano (1970-73).
E poi soprattutto l’idea all’epoca poco frequentata di un cinema espanso, riscontrabile in due installazioni che sono il vero pezzo forte della mostra: Film-Ambiente (1968-69) di cui sono consultabili anche documenti preparatori; le proiezioni in ambienti chiamate Pulsar (1970), con lampade speciali, trasformatori, motorini, lenti, specchi e filtri, montati su banchetti ottici. Viaggi nello spazio, dentro a una stanza.
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