Cultura

Marina Abramovic cacciata dalla Barcolana

Marina Abramovic cacciata dalla Barcolana

IL CASO Il vice sindaco leghista di Trieste ha escluso «We are all in some boat» dalla regata

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 9 agosto 2018

Con un diktat su facebook in stile Salvini, il vice sindaco leghista di Trieste Paolo Polidori ha definitivamente strappato il manifesto di Marina Abramovic dedicato all’edizione di mezzo secolo della Barcolana, la più grande regata a vela al mondo (più di 2000 barche in acqua l’anno scorso con 300 mila spettatori sulle rive).

WE ARE ALL IN SOME BOAT si legge a caratteri rossi nella bandiera bianca impugnata dall’artista vestita di nero, mentre sullo sfondo spicca lo stesso «logo» del sito internet della Barcolana. «Opera orribile nonché strumentalmente politica, come d’accordo non sarà presente sul territorio di Trieste, che è (utile rimarcarlo) limite della competenza di questa amministrazione» tuona il censore della Lega, con buona pace del sindaco Roberto Di Piazza e nell’imbarazzo degli organizzatori. Eppure il 10 luglio alla presentazione ufficiale della Barcolana nessun problema. Anzi. Mitja Gialuz, presidente della Società Velica di Barcola e Grignano, plaudiva Abramovic: «La vela è per tutti, il mare è di tutti e vogliamo festeggiare questa passione comune e avvicinare allo spirito di andar per mare anche chi non ha avuto occasione di esserne coinvolto». Più esplicito Andrea Illy nelle vesti di presidente di Illycaffè Spa, sponsor della Barcolana e committente del manifesto: «Indica che abbiamo un destino comune, che dobbiamo prenderci cura della terra e che possiamo raggiungere la felicità solamente attraverso l’altruismo».
Ma in parallelo era scattato il tam tam della contestazione digitale: «Se non sapessi cos’è la Barcolana penserei a una manifestazione black block style», fino al dialettale «No ghe xe gnanca un richiamo a Trieste», il tutto amplificato dal Piccolo (quotidiano di Trieste del gruppo Gedi).

E POLIDORI ha subito cavalcato l’onda. Secondo il leghista, serviva il pugno di ferro: Abramovic andava respinta a casa sua, senza tanti complimenti. «Quel manifesto deve sparire. Via dai pieghevoli, dagli inviti e dalle brochure ufficiali. Proibito a Trieste e nel resto del mondo. Con gli organizzatori sono stato chiaro: o sparisce quell’orrore o salta la convenzione con il Comune». E la Barcolana50 rischiava di naufragare clamorosamente: «Significa stop a 30 mila euro di finanziamenti, Frecce Tricolori, permessi per l’occupazione del suolo pubblico. sicurezza» spiegava il vice sindaco in versione ricattatoria.
Alla fine, ha vinto. Tutti gli altri abbozzano, con la laconica nota ispirata dalla «Barcolana non divisiva». Amministratori pubblici e organizzatori privati piegano la testa. Polidori procede a gonfie vele, proprio come Salvini. Intanto, fa notizia l’arresto di due dipendenti della casa di riposo per maltrattamenti agli anziani: a Trieste non sono più tutti sulla stessa barca.

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