«L’impegno del fare artistico muove molto potere. Potenziare, essere visibili, avere una presenza nel mondo: questo è lo scopo del mio lavoro» spiega Mariantònia Oliver, regista dell’omonima compagnia con sede a Palma di Maiorca. Il suo spettacolo, Las Muchísimas, andrà in scena sabato al festival di danza Paesaggi del corpo a Velletri, in provincia di Roma. In questi giorni Oliver – di stanza molti anni a Barcellona prima di trasferirsi a Maoirca, dove dirige un centro di creazione e uno di formazione – sta tenendo un laboratorio con donne over 60 a Velletri, come prevede il dispositivo dello spettacolo, ricreato ogni volta con le abitanti del luogo insieme ad alcune interpreti della compagnia.

Mariantònia Oliver
Con persone che non vengono dalla disciplina bisogna creare qualcosa di onesto, io la intendo come un’architettura in cui proiettare lo spazio interiore «È un atto di grande generosità, esporre il proprio corpo attraverso un gesto artistico in uno spazio normalmente riservato ai professionisti. Dal mio punto di vista, con persone che non vengono dalla danza è fondamentale creare qualcosa di onesto. Quindi in questo contesto non si tratta di dar vita a una finzione, ma di intendere il corpo come un’architettura dove proiettare lo spazio interiore» spiega la regista spagnola. Che a proposito dell’esperienza a Velletri dice: «Sta andando benissimo, c’è una combinazione interessante di donne molto ricettive. Oggi lavoreremo nel chiostro alla Casa delle culture e della musica dove avverrà la rappresentazione, caleremo nello spazio quello che abbiamo imparato. Ogni volta si crea un’energia nuova in base alle partecipanti e ai luoghi. Due settimane fa abbiamo lavorato a Bellver de Cerdanya, un piccolo comune della Catalogna, le donne avevano un’età più avanzata ed è stato molto diverso».

«LAS MUCHÍSIMAS» incrocia molte questioni al centro di Paesaggi del corpo, il festival diretto da Patrizia Cavola giunto alla quarta edizione. Una danza di comunità che interagisce con i territori, la fuoriuscita dagli spazi teatrali convenzionali, l’inclusione di corpi storicamente esclusi dalla disciplina perché non aderenti ai canoni. Un nodo centrale quest’ultimo nella pratica contemporanea delle arti performative, dove si gioca molto dell’estetica e dell’etica a venire: alcune barriere sono state infrante, molto c’è ancora da fare. «C’è un’evoluzione molto grande nella danza, un culmine, dove c’è chi sceglie di lavorare con macchine e immagini e chi con corpi non più elitari. Il punto di vista con cui ci si approccia a questi corpi è fondamentale» afferma Oliver.

DOMENICA un’altra compagnia internazionale, dalla Corsica, indagherà al festival il rapporto tra movimento e spazio: Art Mouv’ presenterà la performance Parallel Spaces. Paesaggi del corpo andrà avanti fino al 2 luglio con numerosi appuntamenti, sul palco questo fine settimana Davide Romeo – nello spazio pubblico, a Piazza Cairoli -, Angelo Egarese, Manolo Perazzi, Filippo Stabile, Vidavè, Luciano Padovani. Il prossimo fine settimana si segnala Marco D’Agostin, uno dei protagonisti del panorama contemporaneo, con First Love e Chiara Frigo con Miss Lala al Circo Fernando / In a Room. Il gran finale sarà poi con la compagnia di «casa» Atacama e Balletto civile. La scommessa dietro al festival, portare danza di alto livello in provincia, sarà vinta anche stavolta.