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Mariangela Vacatello, talento e ricerca

Mariangela Vacatello, talento e ricercaMariangela Vacatello – foto Facebook

Incontri Parla la grande pianista che ha assunto la direzione artistica del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano in linea con il suo creatore Hans Werner Henze

Pubblicato 19 giorni faEdizione del 17 settembre 2024

E’ oggi considerata una fra le più autorevoli e ricercate pianiste. La sua dinamica è tale che le sue interpretazioni sono ben distinguibili. Mariangela Vacatello ha ben chiaro il ruolo del musicista odierno. La sua continua ricerca nelle proposte concertistiche la rende punto di riferimento ben saldo nel campo del concertismo internazionale. Ha assunto la direzione artistica del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano in linea con il suo creatore Hans Werner Henze. E’ la prima donna ad occupare tale ruolo, un incontro con lei al termine della quarantanovesima edizione del Cantiere.

Quale è stato il suo primo ricordo legato alla musica?
In famiglia, le serate del sabato sera dove i miei genitori suonavano e mio papà accompagnava amici che si dilettavano nel canto: io ero piccola, avrò avuto tre anni, ma felice di poter sentire intorno tutta questa gioia. E ancora, a sei anni ho suonato al pianoforte un piccolo brano e i miei compagni di uno dei corsi Yamaha per bambini cantavano in coro: erano tantissimi e fu indimenticabile.

Cosa l’ha spinta verso lo studio del pianoforte?

In realtà i miei primi insegnanti dicevano che ero molto veloce nell’apprendimento e avrei dovuto iniziare un percorso più serio. Questo spinse i miei genitori alla difficile ricerca di un insegnante che si dedicasse a me, anche se avevo solo sette anni. Così ho incontrato Aldo Tramma, una persona fuori dal comune che mi ha dato moltissimo.

Come vive il suo rapporto con lo strumento?
Ho rapporto di vero amore con il mio strumento: un rapporto che, come tutti gli amori, può essere talvolta conflittuale. Ma davvero vorrei poter trasportare il pianoforte sempre con me!

Nel suo repertorio è percepibile – sempre – un’ansia  di ricerca…

Sono cresciuta con il repertorio più noto, necessario per la formazione e anche per partecipare ai concorsi, dove bisogna dimostrare di conoscere le basi, la storia e allo stesso tempo essere in grado di farle proprie, dare una propria visione, essere lineari nello spiegare certe opere. Allo stesso tempo non mi sono mai accontentata di studiare i brani che piacevano a tutti e che andavano studiati, quindi appena ne ho la possibilità leggo qualcosa di più inusuale. Non riesco sempre nei programmi solistici, ma cerco spesso di creare una linea o una storia, una connessione tra i brani, anche apparentemente potrebbe non esserci relazioni espliciti tra quelle pagine musicali. 

Come considera la musica contemporanea per pianoforte?

Molto è stato scritto per pianoforte, forse è stato detto tutto. I virtuosismi attuali dovrebbero esaltare ciò che è meno evidente. Ci sono composizioni che hanno difficoltà enormi, ma sono frutti di un lavoro personale, di uno studio costante e quando vengono eseguite risultano meravigliosi e possono persino sembrare semplici. Per il pianfoorte, ad esempio, non si può considerare contemporaneo un brano che riprende le ottave ormai scritte da Liszt e da tanti altri compositori dopo di lui. Le difficoltà sono altre. 

Come immagina il Cantiere futuro?


Vorrei fosse sempre più vario e articolato nella proposta artistica e vorrei che anche il pubblico si mettesse sempre più in gioco ascoltando e provando ciò che proponiamo in maniera aperta, lasciandosi trasportare dall’ottimo livello degli artisti, ognuno dei quali sa comunicare con il propria sensibilità e il proprio stile. In questo senso il pubblico di Montepulciano è disponibile alle sfide e per questo possiamo permetterci di proporre soluzioni meno prevedibili. Quest’anno, si potrebbe dire che è stata una profonda leggerezza a caratterizzare il 49° Cantiere Internazionale d’Arte, mentre per il 2025 ci attende l’edizione numero 50 che sarà un grande traguardo, ma anche un nuovo punto di partenza per immaginare il futuro della manifestazione ideata da Hans Werner Henze.

 

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