Maria Giudice, una donna libera e carica di giustizia
SCAFFALE Maria Rosa Cutrufelli dedica all'attivista una biografia, edita da Giulio Perrone
SCAFFALE Maria Rosa Cutrufelli dedica all'attivista una biografia, edita da Giulio Perrone
Maria Giudice di Maria Rosa Cutrufelli (Giulio Perrone editore, pp. 140, euro 15, collana «Mosche d’oro») si apre con il racconto di un incontro del gruppo di lettura di cui facevano parte Cutrufelli e Goliarda Sapienza, tra le altre. L’immagine delle conversazioni fra amiche letterate informa tutto il testo, perché leggendo ci si sente in presenza della narratrice, attorno al suo stesso tavolo. A generare questa sensazione di forza e immediatezza concorrono la scrittura agile e schietta di Cutrufelli, il fatto che padroneggi perfettamente la materia raccontata e un sentimento potente di vicinanza e ammirazione che nutre nei confronti della protagonista: la grandiosa Maria Giudice.
IL TERMINE EROINA, si sa, non può essere utilizzato con leggerezza, ma in questo caso non ce ne sarebbe un altro ugualmente adeguato. Cutrufelli inizia a raccontarci la storia di Maria Giudice dai tempi dell’infanzia: l’accesso all’istruzione, la sua formazione e la predilezione per la pedagogia, che non la lascerà mai. Si scopre allora che la passione politica è una sorta di lascito genetico, una febbre da cui viene contagiata proprio nella sua famiglia d’origine. Alla politica, Maria Giudice dedicherà l’intera sua esistenza e lo farà con un coraggio e uno spirito di sacrificio, una vocazione alla libertà e alla lotta che sembrano essere definitivamente estinti nella società occidentale contemporanea. Basti considerare le innumerevoli volte in cui è stata incarcerata per aver preso parola nelle piazze, in difesa dei lavoratori e del socialismo.
La paura della prigione non l’ha mai colta, se non durante la prima gravidanza, quando per evitare di dare alla luce la sua primogenita in una cella umida, decide di scappare in Svizzera, dove sarà ospitata da Angelica Balabanoff, amica e amante di Benito Mussolini, che infatti Maria Giudice conoscerà proprio oltre confine. Fin dal primo momento la diffidenza tra di loro è reciproca e Mussolini non mancherà di ostacolarla come direttore de L’Avanti e poi, una volta al potere, di perseguitarla, tenendola sotto costante minaccia di arresto.
Del resto, leggendo questa biografia ci si confronta con la vita di una donna che non ha attraversato la grande storia, ma ne è stata protagonista e artefice. Durante la prima guerra mondiale, che l’ha vista propugnare sempre la causa del pacifismo, a causa del quale si conclude la sua relazione con il grande amore Carlo Civardi, che invece si arruola, diventa direttrice del giornale Grido del popolo e: «sarà Gramsci a prendere il suo posto, quando verrà arrestata per la seconda volta nel giro di pochi mesi». Quando anni dopo Peppino Sapienza sarà a capo dei partigiani della brigata «Vespri», lei, ormai già malata, scriverà dando voce dal suo ricovero alla Resistenza.
LE IMPRESE di Maria Giudice sono numerosissime e per questo la lettura è avvincente, proprio come per un libro di avventure, con la differenza irriducibile che in questo caso siamo di fronte alle imprese eroiche di una donna reale, che non ha solo dato la proprio vita alla causa del socialismo, ma il cui cammino è illuminato da una dedizione alla libertà del tutto eccezionale. «Mai rinunciare all’amore!» scriveva e con uguale convinzione si opponeva al matrimonio. Nella sua vita quotidiana è stata capace di mettere in pratica l’avanguardia assoluta di una maternità mai costrittiva, né per sé né per i suoi numerosi figli e figlie, né tanto meno per i suoi compagni, specialmente Peppino Sapienza, padre di Goliarda. L’autrice emerge in queste pagine scritte da Cutrufelli come la figlia di una donna eccezionale, destinataria di un amore materno così grandioso e giusto, da provare invidia, rispetto e un inevitabile timore, proprio come accade nell’incontro con la protagonista del capolavoro L’arte della gioia: l’indimenticabile Modesta.
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