Marco Tiberi aveva appena cinquantuno anni. Era sceneggiatore televisivo, documentarista e autore di romanzi. Era un collega e un grande amico, di più, quasi un fratello più piccolo. Con il quale discutere e ridere su tutto, dall’ultimo film alla situazione politica, dai Tre Moschettieri alla filosofia tedesca, dal calcio (la Roma) a Shakespeare. In questo incarnava davvero lo spirito degli sceneggiatori e dei registi del periodo d’oro della commedia che, dotati di una sconfinata cultura e calati nella società contemporanea, per scelta avevano deciso di tenersi un passo indietro rispetto alle storie che raccontavano, seguendo la lezione di Flaubert: un...