Marco Ponti: «Tav, i calcoli di Conte e Di Maio sono politici non economici»
Intervista Il presidente della Commissione costi benefici Grandi opere accusa il premier di manipolare i dati. «Senza Tav si risparmiano oltre 3 miliardi»
Intervista Il presidente della Commissione costi benefici Grandi opere accusa il premier di manipolare i dati. «Senza Tav si risparmiano oltre 3 miliardi»
Marco Ponti, già docente ordinario di Economia applicata presso il Politecnico di Milano, è stato per tredici anni consulente della Banca Mondiale ed ha collaborato con diversi governi nel settore dei trasporti. Nel 2018 viene chiamato dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli a presiedere la «Commissione costi benefici grandi opere», che a febbraio ha prodotto un valutazione fortemente negativa sulla Torino – Lione. Il suo incarico scadrà a settembre.
Professore, il premier Conte ha annunciato buon ultimo che il Tav si farà.
Questo era abbastanza verosimile: i vincoli internazionali son risultati fortissimi soprattutto da parte francese. Macron avrebbe fatto carte false per non farla, ha messo bastonio tra le ruote ovunque fosse possibile, si pensi alla sospensione della tratta nazionale fino al 2038. Ma, come capita oggi in Italia, ha dovuto cedere alle pressioni delle lobby, per lui soprattutto locali. Questo ha reso impossibile un asse con la Francia. Idem per quanto riguarda l’Europa, dove dubbi rilevanti sull’intero progetto dei “corridoi” sono stati espressi anche ufficialmente. Tutti sappiamo che l’opera non ha senso ma si farà: piuttosto si mettono ancora più soldi, tutto per non dover ammettere un errore, nella migliore delle ipotesi.
Il premier Conte sostiene che bloccarla costerebbe più che realizzarla.
Calcoli alla mano non è vero. In termini economici, costa meno interromperla, senza dubbio. Il problema è che interromperla costa molto politicamente. Premesso che non sono previste penali, anche nel caso peggiore i costi massimi ammonterebbero a 1,7 miliardi, “difficilmente raggiungibili” come evidenziato nella analisi giuridica. I risparmi invece sono pari a 3,3 miliardi. Inoltre il contributo maggiorato europeo al momento è un buon proposito, ma nulla di più.
Di Maio parla di necessità di energie triple per fermarla.
Infatti entrambi, Conte e Di Maio, fanno confusione: non è chiaro cosa intendano per costi ed energie. Costi politici? Energie politiche? Oppure costi finanziari: spieghino meglio. In realtà i loro calcoli sono politici, in termini di consenso, non economici.
Sono state annunciate molte altre grandi opere.
Di Maio sembra fuori da ogni realtà economica. Non è con queste opere che daremo uno sviluppo al mezzogiorno: quando stanzi venti miliardi per ferrovie che rimarranno semi deserte è molto grave. Altro che costi- benefici. Cosa serve una ferrovia deserta allo sviluppo del sud? E’ un delirio, o un cedimento al blocco di storici interessi che domina il meridione, criminalità organizzata compresa. Adesso diventa lecito pensare che il M5s al nord protestava contro il Tav perché era nel bacino di Salvini. Ora forse troveranno un nuovo equilibrio: fare tutto, cemento ovunque, sprecare soldi nostri al nord come al sud. Un patto scellerato.
Spieghi meglio.
L’aspetto più drammatico è che non si fa crescere il sud con questi interventi: hanno un contenuto tecnologico bassissimo, non sono anticiclici, spesso sono ambientalmente devastanti, occupano pochissima gente per Euro speso, pesano integralmente sulle casse pubbliche, e soprattutto hanno una domanda del tutto insufficiente a giustificarli .Il peggio del peggio del peggio per il sud. In definitiva è il vecchio partito del cemento che torna a tutta forza. Questa è la grande svolta del M5s, un giro ideologico di 180 gradi. Dal “no alle grandi opere” a “sì a tutte le grandi opere, se portano voti”. Stanno facendo le stesse cose che fecero Del Rio e Renzi: ex Notav, si ricordi, come Salvini. Di Maio e Toninelli sono i nuovi Delrio e Renzi. Anche loro dissero appena insediati che tutte le grandi opere sarebbero state valutate in base a un’analisi costi benefici: e poi diedero via libera a tutto per ragioni elettoralistiche. Questi hanno fatto lo stesso, ovviamente con un po’ più di fatica data la pressione dei loro elettori, ma il risultato finale è identico.
Ma lei è un 5 Stelle deluso?
Ho creduto alla loro buona fede, ma non ero minimamente vicino alle loro posizioni politiche, sono un “liberale di sinistra”. Il 28 marzo scorso ho scoperto che il ministro Toninelli non intendeva dire no a nulla, speravo di avere capito male, ma la recente approvazione di 15 miliardi di nostri soldi (il costo di 4 Tav) per opere probabilmente inutili, che il ministro ha festeggiato come una sua conquista, mi ha tolto ogni speranza. Un voltafaccia davvero incredibile, che non credo gli giovi molto alla fine nemmeno in termini di consenso. Toninelli è identico a Delrio, il Pd è identico ai 5 stelle e partito del cemento stravince come sempre. Il solito scambio di soldi, nostri, con voti, sperati, che ha generato la voragine attuale dei nostri conti, cui i trasferimenti alle ferrovie hanno contribuito in modo molto rilevante.
Professore, permetta: non credo che lei sarà ancora a capo del gruppo di valutazione ministeriale a settembre.
Sono bene allenato, dopo aver fatto da consulente a 5 ministri dei trasporti: appena si dichiara che una spesa è uno spreco, si è fuori. Ma non piangerei molto: per lo Stato sto lavorando gratis. E continuerò a farlo, è un mio principio.Non me ne frega nulla, anzi spero che mi caccino.
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