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Marco Furfaro, coordinatore di «Futura»: «Basta recinti, votiamo Zingaretti»

Marco Furfaro, coordinatore di «Futura»: «Basta recinti, votiamo Zingaretti»Marco Furfaro – LaPresse

Centrosinistra Le primarie siano un processo di mobilitazione popolare. Zingaretti è l’unico che può farci uscire da una stagione finita e iniziarne una nuova. Ma non può farcela da solo

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 15 febbraio 2019

«Lo dico a tutti noi, fuori e dentro il Pd: facciamo diventare le primarie un grande processo di mobilitazione popolare contro il governo». Marco Furfaro è il coordinatore di Futura, la rete di cui è presidente Laura Boldrini. «La partecipazione delle persone, delle associazioni, del civismo organizzato è fondamentale per allargare il campo, per far diventare quella che oggi è un’opposizione delle piazze, un’alternativa politica. Il voto in Abruzzo dice che l’unica alternativa a Salvini è un centrosinistra rinnovato».

Quindi voterete Zingaretti?
Siamo una rete di liste civiche e associazioni, non un partito. Il nostro obiettivo da statuto è la ricostruzione di un’alternativa larga e plurale alla ferocia nazionalista di chi ci governa. Parteciperemo alle primarie perché questo è un momento straordinario, inutile girarci intorno.

Ma parteciperete esclusivamente per votare Zingaretti?
I nostri attivisti e amministratori hanno contribuito da subito alla costruzione di Piazza Grande. Insieme abbiamo vinto le regionali, mentre a livello nazionale la sinistra si divideva e subiva una sconfitta epocale. Voteremo un candidato in discontinuità con una stagione che non ha funzionato. Siamo coscienti che il problema va oltre il renzismo, risiede nella subalternità della sinistra degli ultimi vent’anni al neoliberismo, è il momento di cambiare.

Alle primarie votano gli elettori dem. Diventerete elettori del Pd?
Vorremmo essere elettori di qualcosa di nuovo e più grande, già dalle europee. Non siamo iscritti al Pd né a altro, ma sentiamo di dover fare la nostra parte. In autonomia e senza fare sconti a nessuno. Femminismo, ecologia, precarietà, sono parole che la sinistra degli ultimi venti anni non ha capito o ha fatto finta di non vedere. Il nostro compito è portare dentro al campo queste culture politiche e volti credibili. Non è più il tempo di polemiche e piccoli recinti. Il 24 febbraio a Roma ci confronteremo con Zingaretti su questo, in un’iniziativa aperta a tutti.

Boldrini ha però detto che non voterà alle primarie.
Boldrini è la presidente onoraria di Futura, ma è una personalità di tutto il centrosinistra e non vuole prestarsi a strumentalizzazioni. Così sarà ancora più chiaro che il nostro ruolo è quello di portare nel processo delle primarie chi non c’è mai stato, non quelli che vorrebbero rientrare.

E se non vincesse Zingaretti?
Zingaretti è l’unico che può farci uscire da una stagione finita e iniziarne una nuova. E’ una precondizione, non la soluzione. Altrimenti saremo al gattopardismo di sempre. Ma Zingaretti non può farcela da solo. Perché se la destra propone un modello di società in cui un ducetto decide per tutti, noi dobbiamo contrapporre l’idea di comunità, di cura gli uni degli altri, di partecipazione.

Parteciperete anche alla lista aperta per le europee?
Ripeto, il momento è straordinario. In ballo c’è l’Europa, non la sopravvivenza di un ceto politico. E’ la mia cultura antifascista a dirmi che al Parlamento europeo serve portare tutte le culture democratiche: da quella ecologista a quella liberale, da quella cattolica a quella progressista. Questa volta, restare fuori per consegnare altri seggi ai nazionalisti sarebbe imperdonabile. Ma proprio per questo occorre una lista unitaria che non sia la riedizione della sconfitta del 4 marzo, ma una nuova alleanza civica e sociale per cambiare l’Europa.

Calenda sembrerebbe escludere la sinistra a sinistra del Pd.
Noi per primi, con Boldrini, abbiamo proposto una lista unitaria per rifondare l’Europa. Poi c’è stato l’appello di Cacciari, poi Zingaretti, infine Calenda. Ho letto il manifesto e apprezzato la qualità di molti firmatari. Ma ci vuole meno arroganza, altrimenti non si unisce, si divide. Calenda ha organizzato un pezzo del campo, noi un altro. Negli ultimi anni, rincorrere quelli dei salotti della Roma bene era lo sport preferito del centrosinistra. Dati i risultati, consiglio maggiore rispetto per chi sta lavorando ad allargare a quell’Italia che si è sentita abbandonata dalla sinistra.

Ma se poi a Bruxelles il Pd si alleasse di nuovo con il Ppe per battere i sovranisti, come quasi teorizza metà del Pse?
In tutta Europa c’è un dibattito cui non possiamo sottrarci: seguire le orme di Macron o innovare le famiglie europee attraverso il dialogo dei socialisti con Tsipras, Podemos e gli ecologisti. Anche questo dibattito è oggetto delle primarie. Noi ci batteremo per la seconda opzione. La prima ha già perso, nell’altra c’è la speranza di riconquistare il cuore dei cittadini europei disillusi.

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