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Marcia indietro sull’autonomia differenziata, non sarà in legge di bilancio

Marcia indietro sull’autonomia differenziata, non sarà in legge di bilancioIl ministro per gli affari regionali Francesco Boccia (Pd)

Cambiare idea La maggioranza cambia idea sull'iter parlamentare di una riforma controversa, al centro anche della contesa elettorale in Emilia Romagna. Il relatore del testo Dario Stefano (Pd): «Tutti i partiti della maggioranza si sono espressi sull’inopportunità di inserirla nella manovra». Il ministro degli Affari regionali Boccia (Pd) aveva annunciato l'intenzione di inserire la legge quadro nella legge di bilancio

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 1 dicembre 2019

L’autonomia differenziata non entrerà nella legge di bilancio sotto forma di emendamento, diversamente da quanto annunciato dal ministro degli Affari regionali Francesco Boccia (Pd). Lo ha annunciato ieri il relatore di maggioranza della legge di bilancio Dario Stefano, vicepresidente del gruppo Pd. «Per adesso non c’è stata alcuna richiesta formale del governo, ma tutti i partiti di maggioranza si sono già espressi sull’inopportunità di inserire il tema nella manovra di bilancio».
Stefano ha riconosciuto in realtà un dato politico: sono stati i Cinque Stelle e Italia Viva ad opporsi, in maniera risoluta, a quello che è stato definito un «blitz» su una questione delicatissima diventata ieri anche uno dei temi della contesa elettorale di fine gennaio in Emilia Romagna, una delle regioni a guida Pd che ha chiesto di realizzare l’autonomia differenziata insieme al Veneto e alla Lombardia guidate dalla Lega.

Significativo è stato lo scambio tra il governatore emiliano Stefano Bonaccini (Pd) e il leader della Lega Matteo Salvini. Per quest’ultimo «la bozza presentata da Boccia è vuota, è un ovetto kinder senza sorpresa. Cinque Stelle e Pd non hanno mai voluto l’autonomia fino in fondo. Spero di arrivare il prima possibile al governo e di realizzarla». «Curioso che Salvini non ricordi che è stato saldamente al governo per oltre un anno e di autonomia il suo governo alla mia regione non ha concesso nemmeno l’ombra» ha risposto Bonaccini. A questo punto il conflitto sembra essere quello tra chi realizzerà prima un progetto giudicato da molti osservatori perlomeno rischioso.

La marcia indietro è stata definita una «scelta saggia» dal capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera Federico Fornaro. «Non poteva essere trattata come un emendamento qualsiasi. Il parlamento dovrà avere un ragionevole tempo per approfondire ed emendare». «Dobbiamo esaminarla attentamente e se necessaria modificarla senza passare per scorciatoie di alcun tipo» ha aggiunto Loredana De Petris (LeU), presidente del gruppo misto.

Il senso dell’opposizione all’annuncio di Boccia è stato riassunto ieri dall’ex ministra per il Sud Barbara Lezzi (M5S): «La riforma va subordinata all’individuazione e all’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni(Lep) e al fondo perequativo. Invito caldamente il Pd a non ricadere negli errori che ha gia’ commesso rispetto a questi temi solo per esigenze propagandistiche. Se siamo riusciti con la Lega a fermare questo delirio, ce la faremo anche con il Pd». L’allusione è alla riforma del titolo V della Costituzione di vent’anni fa che ha portato oggi alla discussione sulla controversa riforma. Per gli equilibri sghembi del governo questa non sembra essere una rassicurazione per una vita più equilibrata nei prossimi mesi.

Domani Boccia informerà il Consiglio dei ministri sulla bozza di intesa maturata sull’autonomia nella Conferenza Stato-Regioni. «Toccherà al consiglio dei ministri e ai partiti di maggioranza decidere il percorso – ha detto il ministro – Nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def) avevamo inserito questo provvedimento come collegato alla legge di Bilancio. Io sono pronto, ora tocca al governo e ai partiti della maggioranza decidere come far andare avanti il provvedimento. C’è un impegno unanime che non ha un colore politico ma solo il colore della Costituzione». Da quello che è emerso ieri governo e partiti hanno deciso di non seguire più questa strada.

Un percorso alternativo sarà, probabilmente, studiato a partire da mercoledì prossimo quando è stata convocata un vertice di maggioranza sull’autonomia.

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