E così fu che tutti – o quasi – si indignarono per il nostro titolo di domenica dedicato alla successione di Sergio Marchionne.

Qualcuno ha battezzato il nostro giornale come seminatore di odio, di violenza, di intolleranza, di mancanza di rispetto verso una persona morente.

Sui social, speculatori e odiatori di professione hanno voluto sfogare la loro rabbia perché avevano un nemico in più da aggredire.

Nel mondo politico, partiti che costruiscono il loro consenso seminando parole di odio, come Fratelli d’Italia, o altri che sono andati al governo usando lo stesso metodo contro i loro avversari, si sono improvvisamente scoperti perbenisti, accusando il manifesto (e anche alcuni esponenti politici come Enrico Rossi, Bertinotti, Airaudo: l’Huffington Post ci “dipinge” come i cattivi di turno), di cinismo.

Qualcuno ci ha attaccato sostenendo di aver usato un titolo ad effetto soltanto per vendere qualche copia in più (questa è la critica più debole perché un titolo sbagliato diventa un boomerang).

Lo ammettiamo: è stato un titolo forte.

Però adesso vi sveliamo un segreto: quel titolo (E così Fiat) si riferiva non alla persona ma proprio alla Fiat, o meglio Fca. Perché sono stati gli amministratori del gruppo industriale a decretare il “e così fu” (o “e così sia”: tanti si sono sbizzarriti sul passato remoto e sul congiuntivo).

Perché sono stati proprio loro a decidere l’immediata successione, nominando in tutta fretta il nuovo amministratore delegato.

E a borse chiuse, per evitare effetti negativi sui titoli della galassia.

Noi abbiamo semplicemente fotografato il comportamento di un gruppo industriale che, con Marchionne in fin di vita, ha deciso di sostituirlo.

Per loro Marchionne “fu”. Per noi è stato.

Ma questo è tutto un altro discorso.