Visioni

Marc Knopfler e il tocco languido del chitarrista

Marc Knopfler e il tocco languido del chitarrista

Note sparse Esce ora per la Mercury/UMC un box che, in 6 cd o 8 vinili, raccoglie tutti gli album in studio dei Dire Straits

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 21 ottobre 2020

Devoto a J.J. Cale, il chitarrista e cantante Mark Knopfler cresce musicalmente nella scena pub rock di Londra, dove forma l’embrione dei Dire Straits. Quando il punk invade la Gran Bretagna, lo spazio per musicisti tradizionalisti come lui si restringe, ma paradossalmente alcune case discografiche si mettono alla ricerca di talenti fuori dal perimetro punk-wave per raggiungere un pubblico più ampio.

I Dire Straits fanno un country rock revivalista, ma il loro asso nella manica è la tecnica di Knopfler, che suona solo con le dita la chitarra elettrica, producendo un tocco dolcissimo che fa «cantare» lo strumento come un’acustica. Al loro primo omonimo album, trainato dalla visionarietà del singolo Sultans Of Swing, fa seguito il più rilassato e sognante Communiqué (’79), il cui songwriting è più zoppicante. Ma la tecnica di Knopfler si fa ancora più creativa: si può dire che ormai la chitarra è un’estensione della sua voce, e ciò compensa la parziale incertezza della scrittura.

L’ABBANDONO della band da parte del fratello di Mark, David, e l’aggiunta di un tastierista caratterizzano Making Movies (’80), che con arrangiamenti semi-classici e un mood più rock (con Knopfler che inizia a comporre canzoni anche al piano), sforna una serie di gemme compositive perlopiù romantiche, come Tunnel Of Love e Romeo And Juliet.

Totalmente diverso il seguente Love Over Gold (’82), dominato da pezzi lunghi e strumentalmente complessi, tra cui spicca il monumentale Telegraph Road, della durata di 14 minuti. Dopodiché il gruppo pubblica l’ep ExtendedancEPlay e lo splendido live Alchemy, oltre a dedicarsi a estenuanti tour.

Ma l’equilibrio della band, da sempre inficiato dalla pretesa di Knopfler di controllare ogni aspetto del processo creativo, è ormai in dissolvimento, tant’è che il successivo Brothers In Arms (’85), uno degli album più venduti di tutti i tempi, vede la presenza di numerosi turnisti. Il disco, a parte episodi come la rockeggiante «novelty» Money For Nothing, inanella una serie di ballate molto sofisticate (tra cui spicca la solenne title track), ma la cui direzione radiofonica si lascia indietro un po’ della freschezza degli album precedenti. Del comeback del ’91, On Every Street (l’ultimo della saga), di notevole c’è quasi solo il mestiere. Esce ora per la Mercury/UMC un box che, in 6 cd o 8 vinili, raccoglie tutti gli album in studio del gruppo.

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