Visioni

Marc Almond: l’ultima stella e il suo chiaroscuro

Marc Almond: l’ultima stella e il suo chiaroscuro

Note sparse Pop Musica Britannica, anni '80: da Cherry Red un disco da collezione

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 21 luglio 2021

Tra le figure di artisti gay che emergono nel pop inglese degli anni ’80, quella di Marc Almond è forse la più completa e significativa. Timido ma sfrontato, ostinato; espansivo ma solitario, persona dolce ma oscura e con una vena di crudeltà poetica, Almond è una popstar, ma conserva link e amicizie nell’universo underground e grey area. Già quando i Soft Cell non si sono ancora sciolti, mette su un gruppo, i Mambas, con cui realizza 2 doppi album: Untitled e soprattutto Torment And Toreros (’83), immersi nel kitsch più inaudito, tra synth-pop alienato, deliri spagnoleggianti, lirismo malato, gonfie ballate e rivisitazioni di balladeer come Scott Walker, Peter Hammill, Jacques Brel (una novità all’epoca, che in futuro però farà tendenza). Il tutto in una chiave romantico-torrida, tra vette angeliche e detriti industriali urbani, in una sorta di «À rebours» musicale.

L’OMOEROTISMO di Almond è creativo, partorisce mondi di eros tra Bataille e Genet, reinterpretando l’umano tramite la sua visionarietà. Vermin in Emine (’84), il primo album dell’Almond post-Soft Cell è, soprattutto nella più estesa versione in cassetta, un lavoro moderatamente sperimentale, molto percussivo e tribale. Ha ancora talvolta il mood «spagnolo» di Torment And Toreros, e del resto la band che lo accompagna, i Willing Sinners, non è che un rimaneggiamento dei Mambas.

Anche se Almond ha smesso con l’eroina, continua ad abusare di alcol, cocaina e tranquillanti. Ha l’ossessione di essere ormai una star del passato, tanto più che i successivi album, per quanto ben fatti, Stories Of Johnny e Mother First And Her Five Daughters (’87), anche per il controverso comportamento di Marc, non riscuoteranno gran successo.

È NEI CONTEMPORANEI che però Almond sfoga davvero il suo talento più lunare. In A Woman’s Story (’86), mini album di cover, e nei 2 in collaborazione con Jim Thirlwell alias Foetus, re del post-industrial massimalista: il più sottile e pianistico Violent Silence (’86) e il più rumoristico Slut (’87).

È tuttavia solo con The Stars We Are (’88) che l’artista riesce a raggiungere un suo perfetto equilibrio pop. Con liriche più mature e riflessive, Almond inanella 10 canzoni da brivido, tra cui spicca la title-track che apre l’album, il duetto con Nico Your Kisses Burn, l’ultima apparizione dell’artista tedesca prima della sua morte a Ibiza, e la cover di Something Gotten Hold Of My Heart che, cantata in duetto con Gene Pitney, raggiungerà il primo posto tra i singoli inglesi, oltre a brani eccentrici ma memorabili come The Sensualist e She Took My Soul In Istanbul. Dopo un album dedicato alla reinterpretazione di brani di Brel, esce Enchanted (’90) che, molto teatrale, recupera suggestioni «etniche» ed è solo leggermente inferiore a The Stars We Are.

The Stars We Are e Enchanted sono stati ora ripubblicati dalla Cherry Red in formato 2 cd/ DVD, comprendenti la scaletta originale con l’aggiunta di singoli, mix, b side, alternate version, demo e promo video.

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