Maratona Cechov, mosaici di vite in mille pezzi
A teatro Gli atti unici dell'autore russo. Sceneggiatori, registi e 25 attori coinvolti nel progetto voluto da Paola Donati
A teatro Gli atti unici dell'autore russo. Sceneggiatori, registi e 25 attori coinvolti nel progetto voluto da Paola Donati
Si è conclusa in festa, tutti insieme appassionatamente attorno a un grande tavolo, attori spettatori tecnici, la rimpatriata imbastita fra gennaio e febbraio dal parmense Tetro Due attorno al nome di Anton Cechov. Cechov giovanile degli atti unici , otto tessere di un mosaico che redatto e illustrato così tutto in una volta, senza soluzione di continuità, in un gioco di deliri e frenesie, specchi e capovolgimenti, nel continuo emergere di spassosa ilarità e delirante chiacchiericcio, acquista una vitalità inedita, un gustoso sapore di beffa esistenziale, un respiro dalla vertiginosa disarmonia narrativa, una potenza trafiggente alla fine l’oscuro male di vivere, lungo tracce, binari registici, che sfiorano la convulsione paradossale, il dramma poetico, il vaudeville eccentrico e l’incantesimo elegiaco fino al bricolage surrealista.
VOLUTA da Paola Donati, direttrice artistica del Teatro Due che del progetto è il produttore, l’operazione (la prima del genere in Italia) ha coinvolto una nutrita pattuglia di interpreti (venticinque), alternandosi in cabina di regia Matteo Tarasco che firma Sulla strada maestra, Una domanda di matrimonio e Le nozze, Nicoletta Robello che impagina L’orso, Tragico suo malgrado e L’anniversario mentre Roberto Abbati intercetta, anche da protagonista, Il canto del cigno per finire con Antonio Rosti che fa suoi I danni del tabacco. Nel 1880 Anton Cechov è uno studente di medicina al verde; inizia a scrivere storie per sette copeche a riga, per sbarcare il lunario. Dirà: «La medicina è moglie legittima, la letteratura un’amante». La relazione «clandestina», durerà dal 1884 e al 1891. Cechov esplora, con affettuoso cinismo, regale disincanto, compassionevole altruismo, il «piccolo» mondo che lo circonda, e che tale resterà anche sotto le grandiose arcate della maturità, là dove fioriranno ciliegi, volteggeranno gabbiani, ansimeranno zii e sorelle.
IL MICROCOSMO cechoviano traghetta caratteri che appartengono alla giostra eterna delle nostre vite. Si percepisce, nello scorrere degli allestimenti di questa maratona, tarati sull’ieri o ribaltati sull’oggi, il divertimento dell’impresa ma anche il desiderio di lasciare una sorta di eredità compositiva, la scansione di un tragitto che è sì episodico, ma al tempo stesso un grumo unitario di verità riassuntive, un impasto di atti fatti parole gesti e comportamenti che diventa materia fisica e pulsazione onirica di drammaturgia contemporanea.
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