Manovra, sanatorie e aiuti agli evasori nelle pieghe del Dl fisco
In tre giorni le commissioni Bilancio e Finanze hanno licenziato il decreto legge collegato alla legge di stabilità che andrà in aula alla Camera lunedì e quasi sicuramente sarà approvato […]
In tre giorni le commissioni Bilancio e Finanze hanno licenziato il decreto legge collegato alla legge di stabilità che andrà in aula alla Camera lunedì e quasi sicuramente sarà approvato […]
In tre giorni le commissioni Bilancio e Finanze hanno licenziato il decreto legge collegato alla legge di stabilità che andrà in aula alla Camera lunedì e quasi sicuramente sarà approvato martedì con la fiducia. Sono diverse le modifiche al testo originario che ieri hanno portato a dure polemiche da parte dell’opposizione e a frizioni nel Pd. Il primo problema riguarda la definizione agevolata delle cartelle di Equitalia : le rate passano da 4 a 5, il 70% del dovuto andrà pagato entro il 2017, il restante 30% andrà saldato entro settembre 2018 e non più entro marzo dello stesso anno.
Una decisione che ha fatto infuriare il Movimento 5 Stelle: «Si sta trasformando in un condono – sostengono i deputati M5S in Commissione Finanze a proposito del decreto fiscale – l’emendamento appare cucito addosso a chi magari è in attesa di un avviso di accertamento o lo ha appena ricevuto e in questo modo, entro 60 giorni, può decidere di ricorrere alla sanatoria pagando praticamente soltanto l’imposta». Altro errore, che rischia di cancellare volumi enormi di carichi pendenti, riguarda la norma che si focalizza sulla notifica a mezzo Pec degli atti a professionisti e imprese individuali. Normalmente previsti al 31 dicembre di ogni anno, in attesa della spedizione della mail certificata. Per Renato Brunetta (Forza Italia) «Equitalia non viene abolita, ma il governo le ha solo cambiato il nome determinando poteri semmai più invasivi per la nuova società di riscossione».
Giovanni Paglia (Sinistra Italiana) contesta la norma sull’emersione del contante riproposta da un emendamento dei verdiniani che integra le norme sulla «voluntary disclosure bis» prevede che il contante emerso sia fittiziamente imputato ai fini fiscali agli ultimi cinque anni e che su questi siano pagate le normali imposte dovute. «È facile immaginare – sostiene Paglia – che il contante sarà presentato da prestanomi a reddito zero, che pagheranno così ancor meno del 35% originalmente previsto. La scelta di campo del Governo è chiara: sempre dalla parte di evasori e attività criminali».
«La preoccupazione di Paglia – ha commentato il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd) – c’è, ma la norma non consente scappatoie se le autorità controlleranno». Boccia ha criticato il comportamento «schizofrenico» del governo sulla revisione della riforma delle banche popolari. Fino a poche ora fa sembrava essere tornata in ballo con un emendamento al decreto legge sul Fisco, insieme al recupero delle norme sul Fondo di risoluzione nazionale stralciate dal Ddl Bilancio. «Poteva essere un cortese gesto di correzione di una norma sbagliata, com’è noto la soglia italiana è solo italiana per motivi che in pochi capiscono: 8 miliardi invece della soglia Bce di 30 miliardi – sostiene Boccia – Ma poi è stato fatto un passo indietro. Comportamento incomprensibile e francamente schizofrenico. È evidente che sulle banche era ed è necessario avere una visione diversa da quella avuta finora».
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