Manovra, il governo prova ad allargare il cuneo fiscale
Dialogo Sociale Cgil, Cisl e Uil: 2,5 miliardi sono pochi. Sì alla detassazione degli aumenti contrattuali al 10%. Impegno per una legge quadro sulla non autosufficienza. Stop alle manette agli evasori
Dialogo Sociale Cgil, Cisl e Uil: 2,5 miliardi sono pochi. Sì alla detassazione degli aumenti contrattuali al 10%. Impegno per una legge quadro sulla non autosufficienza. Stop alle manette agli evasori
Un triplo tavolo governo-sindacati su pensioni, sanità e soprattutto fisco. Il dialogo sociale in vista della presentazione della manovra va avanti, anche se il governo rimane sulle sue posizioni e i sindacati rimangono insoddisfatti.
Il nodo principale è quello delle risorse per il cuneo fiscale. Nel tavolo tecnico tenuto nel pomeriggio al ministero dell’Economia la delegazione governativa ha ribadito che al momento rimangono i 2,5 miliardi previsti nel Nadef. Una cifra assolutamente insufficiente per i sindacati. Che hanno quindi evitato di entrare nel merito delle possibili modalità di erogazione del bonus fiscale, come invece chiedeva il governo che continua a puntare all’erogazione da luglio in poi per aumentarne la posta mensile e, per la stessa ragione, a fissare una soglia reddituale perché i lavoratori dipendenti possano usufruirne.
AL NIET DEI SINDACATI, il governo si è riservato di fare un ulteriore verifica per reperire nuove risorse con la possibile riconvocazione per domani pomeriggio del tavolo.
«Non siamo soddisfatti, le risorse per ridurre il cuneo fiscale non sono sufficienti – commenta la vicesegretaria della Cgil Gianna Fracassi – . Siamo responsabili, sappiamo che le risorse sono limitate e siamo d’accordo sul fatto che il taglio sia incrementale e nel triennio. Ma 2,5 miliardi sono pochi». «Senza uno stanziamento adeguato il provvedimento “bandierà del governo” potrebbe non ottenere i risultati sperati», spiega Ignazio Ganga della Cisl. «Il taglio delle tasse deve essere percettibile altrimenti è inutile. Il governo ha detto che studieranno la situazione e questo è già positivo», dice Domenico Proietti della Uil.
Un passo avanti però c’è. Il governo ha accettato la proposta di detassare gli aumenti dei contratti nazionali – storica richiesta della Fiom – e la norma dovrebbe entrare in legge di Bilancio fissando un’aliquota unica del 10%. «Su questo siamo molto soddisfatti anche perché ci sono 12 milioni di lavoratori che attendono un rinnovo contrattuale», commenta Fracassi.
SEMPRE TRA I PASSI AVANTI c’è da registrare il doppio impegno della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo (coadiuvata dai tecnici del Mef) e del ministro della Salute Roberto Speranza (che parla di «scelta importante») per inserire in manovra una legge quadro sulla non autosufficienza che fissi i livelli essenziali delle prestazioni sul territorio nazionale. La legge quadro – assai complessa – partirebbe comunque con poche o senza risorse.
Più interlocutorio il confronto sul tema pensionistico, che comunque grazie alla pressione di Cgil, Cisl e Uil entrerà nella manovra. I sindacati dei pensionati chiedono a gran voce un intervento in loro favore proponendo tre alternative: tassazione parificata ai lavoratori dipendenti, allargamento della 14esima o rivalutazione piena degli assegni anche sopra i 1.500 euro lordi.
«C’è l’impegno del governo ad andare incontro alle richieste dei sindacati, ora dovremo stabilire lo strumento e l’entità», annuncia il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. «Abbiamo registrato una serie di impegni sulla rivalutazione e sulla 14esima. Buono il metodo. Sul merito invece guarderemo bene le carte e verificheremo quello che hanno concretamente intenzione di fare», commenta Ivan Pedretti. Di certo Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp per il momento confermano la manifestazione nazionale del 16 novembre a Roma.
La coperta di Conte e Gualtieri è comunque corta e ieri è tornata a tirarla a destra Teresa Bellanova. La ministra dell’Agricoltura e capo delegazione della renziana Italia Viva ha chiesto «di azzerare l’Irpef agricola», una mossa che richiederebbe almeno un miliardo.
LEGATO ALLA MANOVRA c’è poi il tema delle manette agli evasori promesse dal ministro Bonafede. Su questo fronte ieri sia il Pd che Leu hanno imposto un’accantonamento alla bozza anti evasione che il ministero della Giustizia M5s aveva inviato all’Economia per inserirla nel decreto fiscale. «Sul carcere per gli evasori è stato deciso che questa parte andrà vista nella delega sulla lotta all’evasione, tolta da un impianto sulla giustizia e collocata dentro quello che sarà lo strumento per combattere l’evasione fiscale», ha annunciato il segretario del Pd Nicola Zingaretti.
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