Manovra, Confindustria vede nero, Gualtieri promette un’«intonazione espansiva»
Legge di bilancio in alto mare Il centro studi degli industriali teme crescita zero. Il Mef rassicura ma il governo è ai ferri corti su Iva, richieste di Renzi e mancate coperture
Legge di bilancio in alto mare Il centro studi degli industriali teme crescita zero. Il Mef rassicura ma il governo è ai ferri corti su Iva, richieste di Renzi e mancate coperture
Nonostante i toni diplomatici, l’analisi della manovra redatta dal centro studi di Confindustria è una mazzata. Tanto che il ministero dell’Economia si affretta se non a smentire i conti di viale dell’Astronomia almeno a correggerli col pennarello rosa.
Al ministro Gualtieri non fa certo piacere sentir definire la sua manovra come «la più restrittiva dai tempi del governo Letta», anche se gli analisti specificano che questo «non vuole essere un giudizio negativo», dal momento che il precedente governo aveva lasciato «un’ipoteca forte sui conti pubblici».
Nessun pollice verso per il governo Conte, incaricato di rimediare ai danni del governo Conte precedente. Ma riguardo al Paese e alla sua situazione, invece, il quadro è poco pietoso. Crescita zero per quest’anno, e anche per il prossimo senza una piena sterilizzazione dell’aumento Iva, in virtù della quale si dovrebbe invece arrivare a una crescita dello 0,4%, stima pessimista per il Mef che spera invece nello 0,6%.
[do action=”citazione”]L’Italia è, con la Grecia, il solo Paese dell’Ue a non aver recuperato davvero i livelli pre-crisi del 2008.[/do]
Inoltre, per Confindustria, i punti interrogativi ancora inevasi sono giganteschi. L’assetto della manovra potrebbe non essere sufficiente per rispettare il patto di stabilità, col rischio di una manovra correttiva già in novembre.
La sterilizzazione dell’Iva non garantisce di ottenere effetti identici l’anno prossimo, nel qual caso sarebbero necessari nel 2020 altri 28 miliardi. Infine le coperture della manovra, quei 7 miliardi che continuano a essere ballerini, si configurano come «problematiche».
Gualtieri parla e ribalta se non il quadro, almeno la sua lettura. E’ ottimista sul verdetto della Commissione europea. Difende la Nadef che «prevede di disattivare completamente le clausole Iva ma non integralmente in deficit e mettendo il debito in una traiettoria discendente».
Spera in una «ridistribuzione dei redditi» derivante da «una limitata rimodulazione Iva, magari a gettito zero». In effetti nessuno, neanche Renzi, potrebbe protestare contro una rimodulazione tale da correggere alcune tra le assurdità dell’Iva attuale a gettito zero. Ma, con le coperture della manovra che semplicemente esistono solo sulla carta, l’ipotesi di rimodulare l’Iva nell’ambito della legge di bilancio senza aggravi di sorta sembra ben poco probabile.
Gualtieri infine non dimentica di rimbeccare secco il documento degli industriali: «Siamo in presenza di una manovra, insisto, che ha un’intonazione espansiva».
Mentre Gualtieri affrontava gli industriali, Conte si sedeva al tavolo con i sindacati promettendo 5 miliardi e mezzo per il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione. Quanto fondato sia l’ottimismo del premier e del ministro dell’Economia lo si vedrà presto.
Di certo sulla manovra pesano ancora tre ipoteche pesanti.
La prima è l’assenza di coperture. Ogni giorno viene depennata una possibile voce d’entrata, inclusa la riforma del catasto che suonerebbe come aumento della tassa sulla casa.
La seconda è il nodo dell’Iva, che nonostante tutto continua a sembrare meno definito di quanto il premier e il ministro affermino.
Il terzo è uno scontro continuo nella maggioranza che vede al momento contrapposti soprattutto Renzi e Conte. Ieri, con i sindacati, il premier non ha fatto cenno all’idea di finanziare il bonus bebè eliminando gli 80 euro di Renzi. Sarebbe una mossa da guerra totale. Ma il conflitto resta, appena sotto pelle, e Renzi sembra bruciare dalla voglia di spendere presto il prossimo tweet: #giuseppistaisereno.
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