Mano dura contro i migranti
Inferno Niger Arresti e campi smantellati
Inferno Niger Arresti e campi smantellati
Scappano dalla fame, dalla mancanza d’acqua, dalla povertà e dall’uranio, lungo le vecchie rotte delle carovane del Sahara nigerino per raggiungere la Libia e l’Algeria e da lì attraverso il Mediterraneo arrivare in Europa, a Malta, Lampedusa, Pantelleria. Spesso però vengono risucchiati dal silenzio surreale del deserto senza lasciare traccia o si fermano nelle città di confine come Agadez, a 1300 km dal confine libico. Agadez, la porta verso il Maghreb e biforcazione per Sebha in Libia e Tamanrasset in Algeria, città desertiche da tempo ormai divenute snodi migratori per i disperati delle traversate trans-sahariane.
Ma per il governo nigerino questi dannati sono soltanto migranti clandestini e i loro stanziamenti di fortuna in queste città sono «ghetti». Centoventisette migranti provenienti dalla Nigeria e dallo stesso Niger sono stati arrestati ieri mentre prima dell’alba a bordo di 5 camion cercavano di lasciare la città mineraria di Arlit, nel nord del Niger al confine con l’Algeria. In maggior numero uomini, ma anche donne e bambini nel disperato tentativo di attraversare il Sahara alla ricerca del sogno europeo. L’arresto rientra tra le misure contro l’immigrazione clandestina annunciate dal governo del Niger e che prevedono anche la chiusura immediata dei «campi migranti» di Agadez, dopo il ritrovamento mercoledì scorso nel deserto di 92 corpi in avanzato stato di decomposizione.
52 bambini, 33 donne e 7 uomini morti di sete, le dune del Sahara come le sponde del Mediterraneo che a Lampedusa il mese scorso ha ingoiato almeno 500 migranti.
Nelle vicinanze dei due camion su cui viaggiavano arenatisi nella sabbia, sono state ritrovate piccole lavagne che fanno pensare a una scolaresca di una scuola coranica accompagnata da giovani adulti in cerca di lavoro. Originari della regione di Kantche nel Niger del sud, 700 km e est della capitale Niamey, erano partiti da Arlit diretti a Tamanrasset in Algeria tra la fine di settembre e i primi di ottobre. Il loro sogno è finito nel Sahara. Un precedente simile risale al 2001, quando più di 140 migranti morirono di sete nel deserto mentre cercavano di raggiungere la Libia.
In molti lasciano il Niger per sfuggire alla povertà e cercare lavoro in Algeria e Libia. Gli «scafisti da terra» in questo caso sono gruppi di nomadi che la siccità sin dagli anni 70 ha costretto a una vita sedentaria, secondo un rapporto dell’Onu di febbraio scorso. La stessa Onu stima che tra marzo e agosto di quest’anno circa 5,000 migranti al mese provenienti dall’Africa occidentale, soprattutto dal Niger, hanno percorso la rotta di Agadez per raggiungere l’Europa.
Eppure il Niger, che secondo le Nazioni Unite è il Paese meno sviluppato sulla faccia della terra, è il quarto più grande produttore di uranio al mondo e secondo la World Nuclear Association (Wna) il Paese con il più alto livello di addensamento di uranio in Africa. Che va ad arricchire però le tasche della francese Areva, colosso minerario di proprietà per l’87% dello stato francese.
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