Mann, l’archeologia al servizio dei re sauditi
Allestimento della mostra a AlUla – Foto Mann
Cultura

Mann, l’archeologia al servizio dei re sauditi

Mali culturali In mostra on demand, in Arabia Saudita, preziosi capolavori dal museo di Napoli: la rassegna, senza alcun intento scientifico, è presentata come una delle tante attrazioni dell’Ancient Kingdoms Festival
Pubblicato circa 7 ore faEdizione del 13 novembre 2024

L’otto di novembre è stata inaugurata ad AlUla, in Arabia Saudita, la mostra Masterpieces of the National Archaeological Museum of Naples, che consta di quindici oggetti di pregio del Museo archeologico nazionale di Napoli. L’esposizione, allestita nel centro polifunzionale di Maraya – l’edificio a specchi più grande del mondo, situato nella Valle di Ashar e progettato dallo studio Giò Forma di Milano – sarà in programma (unicamente su prenotazione) fino al 13 dicembre. Una rassegna-lampo, dunque. Per giunta on-demand, o, come piace dire agli odierni manager dei beni culturali, un evento. E infatti la mostra, che si inscrive in un più ampio accordo tra l’Italia e l’Arabia Saudita, costituisce solo il primo atto di un partenariato, di cui non sono noti i dettagli, tra la Royal Commission for AlUla e il Mann.

SECONDO Massimo Osanna – direttore generale dei musei italiani, che amministra anche il Mann dal novembre del 2023, quando si è concluso il doppio mandato di Paolo Giulierini – si tratta di un’esposizione «evocativa», che racconta le relazioni tra Oriente e Occidente in una prospettiva di dialogo.
Dichiarazioni stereotipate che vengono ripetute ogni qual volta una statua viaggia verso Est, come nel caso dello scandaloso prestito dell’Atlante Farnese previsto per l’Expo 2025 di Osaka. In realtà, i reperti inviati tra le sorprendenti rocce della regione desertica di AlUla, che ospita anche le rovine dell’antica Hegra (VI secolo a.C.), sono la solita galleria di manufatti scelti non tanto per il valore culturale quanto per le eccezionali qualità estetiche. Tra i pezzi esposti spiccano il ritratto di Alessandro con ureo faraonico della collezione Borgia (IV secolo a.C.) e il mosaico a tema nilotico dalla Casa del Fauno di Pompei (II secolo a.C.).

QUEST’ULTIMA OPERA, esibita di recente in Giappone, è sottoposta a rischi conservativi.
Argomento che non sembra preoccupare i fautori di iniziative spacciate per culturali benché prive di un progetto scientifico. Le finalità commerciali dell’operazione emergono però dal sito web ufficiale di AlUla, in cui la mostra sui capolavori del Mann è presentata come una delle tante attrazioni dell’Ancient Kingdoms Festival assieme a escursioni in mongolfiera, sessioni di yoga sulla Via dell’incenso e concerti a lume di candela.
Tutte «esperienze» mirate ad attirare un turismo internazionale selettivo. D’altra parte, come si legge ancora in rete, il centro polifunzionale di Maraya è a disposizione delle aziende che vogliono promuovere i loro marchi. Aziende, marchi: più chiaro di così.

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