ExtraTerrestre

Mangiare meglio, sprecare poco

Alimentazione L’Italia è uno dei paesi al mondo che spreca meno cibo: 30 kg a testa all’anno, tre volte meno degli Usa. Nell’ultimo anno la percentuale di cibo in pattumiera è però aumentata del 15%. Bisogna invertire la tendenza

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 3 febbraio 2022

La buona notizia è che l’Italia continua rimanere fra i paesi al mondo dove lo spreco alimentare domestico – di gran lunga quello preponderante, oltre il 60% della filiera dal campo alla tavola – è più basso. Con i nostri 30 kg all’anno, possiamo in fondo considerarci virtuosi, per esempio rispetto agli Usa dove il valore è triplo.

LA CATTIVA NOTIZIA, ANZI LE CATTIVE notizie sono due. La prima è che rispetto allo scorso anno lo spreco domestico pro-capite è aumentato del 15%, un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni. La seconda è la composizione di ciò che gettiamo nel bidone della spazzatura ancora buono: frutta fresca, insalate, verdure, pane fresco… alimenti che faremmo bene a mangiare visto il loro apporto nutrizionale molto positivo per la nostra salute. Invece se diventano rifiuti vanno ad appesantire ulteriormente il già compromesso impatto sull’ambiente.

INSOMMA, LA SFIDA DI AZZERARE LO SPRECO domestico, che abbiamo lanciato con la Campagna Spreco Zero oltre dieci anni fa, o almeno raggiungere l’obiettivo posto dall’Agenda Onu per lo Sviluppo Sostenibile di ridurlo del 50% entro il 2030 rimane valido. Anzi, si fa ancora più urgente proprio se vogliamo promuovere la salute globale nel pianeta. Una salute, un pianeta: fermiamo lo spreco alimentare, non a caso è il claim della Campagna Spreco Zero edizione 2022.

I DATI ELABORATI DALL’OSSERVATORIO Waste Watcher International a livello nazionale e internazionale ci restituiscono un quadro con ancora tanto da fare per contrastare lo spreco di alimenti e promuovere nel contempo una dieta sana e sostenibile.

L’ECONOMIA CIRCOLARE E LO SVILUPPO sostenibile passano (anche) da qui: ovvero dalla consapevolezza su ciò che possiamo fare come individui e collettività a partire dalla nostra alimentazione riducendo significativamente la pressione antropica sull’ambiente e adottando uno stile di vita più equilibrato, senza peraltro particolari stravolgimenti.

MANGIARE SODDISFA UN BISOGNO PRIMARIO, alimentarsi in modo sufficiente e salutare rappresenta – o dovrebbe rappresentare – un diritto fondamentale per tutti gli abitati della terra. Tuttavia, i dati globali ci presentano un mondo totalmente squilibrato con grandi disparità in termini di accesso e distribuzione degli alimenti e di impatti negativi non solo sulla salute e l’economia ma anche sull’ambiente e il clima.

LA STRADA VERSO UN MONDO PIU’ EQUO e sostenibile passa per come e cosa consumiamo, riguarda l’utilizzo delle risorse naturali limitate (suolo, acqua, energia) e tutto il sistema agroalimentare che porta il cibo nei nostri piatti, nei nostri stomaci o nel bidone della spazzatura. Oltretutto, le disparità in termini di qualità dell’alimentazione, accesso ed eccesso di cibo sono aumentate come conseguenza della pandemia: la sfida è dunque ancora più urgente e complessa. Ma è anche un investimento sul futuro: mangiando meglio, stiamo meglio come dimostrano tanti studi sugli effetti positivi delle diete alimentari equilibrate.

SE È VERO CHE OGGI PIÙ DI 800 MILIONI di essere umani vivono nell’emergenza alimentare, quasi il doppio (1,6 miliardi) soffre di patologie legate alla sovralimentazione. L’eccesso di calorie ingurgitate, il cosiddetto spreco alimentare metabolico, oltre ad avere conseguenze sulla salute (e sull’economia per i relativi costi di cura) determina anche un impatto sull’ambiente espresso in carbonio, acqua e suolo. Alcune stime per l’Italia riportano che lo spreco alimentare metabolico riferito alla popolazione in sovrappeso e obesa è pari a oltre 2 miliardi di chili di cibo per una quantità di emissioni di CO2 pari all’11,8% di quelle emesse dalla produzione agricola italiana. Inoltre, e questo aspetto è più noto, i gas climalteranti emessi dalla produzione agroalimentare che si perde e si spreca lungo le filiere, il 33% del totale, con 3,3 miliardi di tonnellate di C02 risultano al terzo posto dietro a Cina e Stati Uniti nella non invidiabile classifica degli inquinatori globali. Ma è lo spreco alimentare a livello domestico quello più rilevante in proporzione e in termini assoluti, soprattutto nei paesi più sviluppati: oltre il 50% del totale finisce nel bidone della spazzatura delle nostre abitazioni.

INSOMMA, SE IL CIBO NON FOSSE SPRECATO nei campi, nelle case e nei nostri stomaci oggi potremmo nutrire più del doppio degli abitanti attuali della terra e ridurre drasticamente l’inquinamento. Invece, proprio causa di questi squilibri, attualmente usiamo 1,7 volte le risorse naturali disponibili sulla terra, questo significa che ogni anno, consumiamo e sfruttiamo più di quanto la terra ci possa offrire, sottraendo queste risorse alle generazioni future. Andando avanti così nel 2050 avremo bisogno di tre (3) Terre. Invece ne avremo sempre una sola, e per di più sempre più calda e inospitale per l’uomo e le sue produzioni alimentari. Piante, animali e uomini si sposteranno sempre più a nord e più in alto con costi economici, ambientali e sociali sempre maggiori.

IL MONDO SARA’ IN GRADO DI SOSTENERLI solo con l’innovazione tecnologica come qualcuno crede? No, se non ci sarà anche un’inversione del nostro comportamento alimentare, della nostra dieta e del nostro stile di vita. Almeno a partire da chi può permetterselo oggi, da chi ha accesso al cibo, con l’obiettivo di evitare che l’accesso diventi eccesso e di garantire un’equa ripartizione vista la crescita dei poveri alimentari. Ridurre il divario agroalimentare globale è possibile, ed in questo momento rappresenta una priorità assoluta, raggiungibile anche con alcuni sforzi ed impegni che ciascuno di noi può portare avanti esercitando la propria consapevolezza. In due modi, concretamente.

PER PRIMA COSA È NECESSARIO AZZERARE lo spreco alimentare nelle nostre case gestendo con maggiore attenzione il cibo: dalla programmazione degli acquisti alla conservazione in frigorifero, dalla comprensione delle scadenze degli alimenti fino alla cucina del recupero. Nulla di ancora buono da mangiare deve rimanere nel bidone della spazzatura, se non i materiali di imballaggio ben differenziati in modo da poter essere riciclati come materia prima seconda.

IN SECONDO LUOGO, DOBBIAMO ADOTTARE regimi alimentari bilanciati e salutari in funzione del nostro personale fabbisogno calorico, senza eccessi e favorendo le diete locali e tradizionali, di cui abbiamo in casa abbiamo un esempio straordinario ed equilibrato ma poco praticato: la Dieta mediterranea. Il nostro stomaco non deve essere il bidone dove finisce il cibo spazzatura.

* accademico, agroeconomista e fondatore della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare

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