I treni sono di solito uno luogo dove è possibile osservare molte delle realtà di un paese e delle sue abitudini. Come sa chi il Giappone lo ha visitato anche solo qualche volta, i treni del Sol Levante sono quasi sempre abbastanza pieni, almeno quelli delle metropoli nelle ore di punta. Si sente qua e là qualche conversazione, ma la maggior parte dei passeggeri è di solito intenta sugli smartphone o impegnata nella lettura di libri o fumetti. Uno sguardo più da vicino ci mostra come anche fra coloro che controllano il cellulare ci siano in realtà molti che leggono fumetti in versione digitale o strisce create apposta per la fruizione su smartphone.

È questa l’ultima evoluzione dei manga, che continuano per altro ad essere letti in milioni di copie ancora e principalmente su carta, un fenomeno che negli ultimi tre decenni è debordato oltre i confini dell’arcipelago, conquistando l’immaginario di milioni di appassionati in tutto il mondo. Ai manga il British Museum ha dedicato uno grande mostra, la più grande mai organizzata al di fuori dall’arcipelago, inaugurata lo scorso 23 maggio e tutt’ora in corso, che si chiuderà il prossimo 26 agosto.

Non serviva certo una mostra al British Museum per giustificare il valore che nei decenni passati i manga hanno saputo conquistarsi fra lettori di più generazioni sia in patria che all’estero. Arte popolare per eccellenza, il manga è così vario e diverso che è assai arduo calibrarne delle caratteristiche generali. Se è vero che esistono delle caratteristiche che al giorno d’oggi si identificano, specialmente quando vste da fuori Giappone, con la parola manga, è altrettanto vero che il termine comprende opere talmente diverse l’una dall’altra che non ci sembra possa essere definito come un genere. Manga è più semplicemente e banalmente forse, l’insieme di tutti i fumetti creati nel corso di quasi un secolo nell’arcipelago nipponico. Non serve una mostra in uno dei più prestigiosi musei europei per decretare l’importanza dei fumetti giapponesi come abbiamo detto, ma se l’evento vieno visto come una celebrazione di tutto ciò che l’universo manga ha saputo produrre in tutti questi anni, allora è sen’altro una manifestazione meritevole e da visitare.

La mostra è divisa in varie sezioni, un viaggio che ripercorre le tappe dello sviluppo e della proliferazione dei manga, termine che letteralmente significa immagini derisorie, usato per la prima volta alla fine del 1700. In una delle sezioni si posso ammirare alcuni esempi di protomanga, uno dei pezzi più pregiati a Londra è un drappo, lungo ben diciasette metri, dipinto con yokai nel 1880 da Kawanabe Kyosai, per un teatro kabuki. Ma fra questi lavori più antichi i più famosi sono probabilmente quelli chiamati appunto Hokusai manga, disegni comici realizzati dal grande artista Hokusai nel 1814. L’eruzione e l’affermazione vera del manga come lo conosciamo al giorno d’oggi, avviene però nella seconda metà del ventesimo secolo. Tutti questi passaggi sono ben illustrati nella mostra londinese, dove sono esposte ben 162 opere realizzate da una cinquantina di mangaka, disegnatori di fumetti, o graphic novel che dir si voglia, nel corso dei decenni passati. Non solo riviste originali, dove spesso i manga vengono serializzati prima di essere raccolti in volumi unici, tankobon, ma anche disegni originali, schizzi e video che ne mostrano il rapporto strettissimo con la sorella mionore, l’animazione.

Non possono mancare le opere ed i disegni di Osamu Tezuka, colui che fin dagli anni quaranta del secolo scorso, fortemente influenzato dallo stile disneyano, ha creato uno degli stili di disegno che ancora oggi più vengono associati al fumetto giapponese, grandi occhi espressivi, forte caratterizzazione cinetica e storie anche serie, ma con sprazzi di comicità spesso quasi da commedia dell’arte. Ecco allora che un grande Tetsuwan Atom, Astro Boy, fa bella mostra di sè nell’esposizione della capitale inglese. Ma ci sono anche One Piece, Dragon Ball, e Vagabond, tre opere distanti anni luce per stile grafico e tipo di narrazione impiegata ed anche alcune tavole dedicate a Golgo 13, uno dei manga più longevi della storia, iniziato nel lontano 1968 e ancora in corso. Senza dimenticare poi uno dei fenomeni globali contemporanei che più hanno avuto successo come L’attacco dei giganti. C’è anche una ricostruzione della più vecchia fumetteria ancora esistente nel paese, a Tokyo, e dall’altro lato dello spettro in una delle sezioni, è possibile scaricare alcuni manga sul proprio smartphone.

La mostra è una celebrazione per chi i fumetti giapponesi già li ama e li conosce, ma anche un approfondimento sul fenomeno globale che i manga sono diventati. Si tratta di una manifestazione pensata anche per i più giovani o per chi magari si avvicina al fumetto nipponico per la prima volta o che lo conosce solo superficialmente. Ci sono allora pannelli posti all’inizio del percorso della mostra che spiegano come leggere i manga, il significato e l’uso delle onomatopee così importanti e frequentemente usate nelle storie, ed anche una serie di video e spiegazioni che gettano luce sul processo atrraverso cui i fumetti più popolari vengono di solito realizzati. Quindi la mostra è sì dedicata ai fumetti realizzati in Giappone nell’ultimo secolo, ma anche un modo per immaginare come le abitudini e la cultura del manga sia vissuta nel paese asiatico più in generale, ecco allora una sezione dedicata al fenomeno cosplay. Come ha affermato la curatrice della mostra Coolidge Rousmaniere “il British Museum non si concentra tanto sugli oggetti in sè, ma piuttosto sulle mani che hanno realizzato questi oggetti, e su quello che questi artefatti ci dicono riguardo alla cultura da cui provengono”.

L’immagine ufficiale scelta per la mostra è quella di Golden Kamui, opera realizzata da Satoru Noda a partire dal 2014, manga che tratta un tema attuale e delicato, la minoranza etnica degli Ainu, solo recentemente riconosciuta ufficialmente dal governo giapponese. Se è vero che i manga sono opere di natura popolare e di ampio consumo, è altrettanto vero che molto spesso toccano temi delicati e di attualità. Politica, guerra, LGBT, minoranze, ma anche il suicidio e temi più esistenziali, sono tutti argomenti che a vari livelli sono spesse volte affrontati nelle storie a disegni dei manga. In questo senso storicamente importante è la presenza di alcuni disegni originali della grande mangaka Moto Hagio che negli anni settanta rivoluzionò il fumetto giapponese per ragazze, affrontando anche il tema dell’amore omosessuale.